NAMIBIA: PAESE
CHE NON SMETTE DI STUPIRE
di
Carla
14
giugno - 4 luglio 2006
VIAGGIO
IN NAMIBIA dal 14 giugno 06 al 4 luglio 06
PARTECIPANTI : 4
VOLI PRENOTATI
COMPAGNIA AEREA : LUFTHANSA - SOUTH AFRICA AIR LINE
VENEZIA LH4O7 FRANCOFORTE HK4 h.18,10 19,40 14
giugno 06
FRANCOFORTE SA261 JOHANNESBURG HK4 h. 20,45 7,30
15 giugno
JOHANNESBURG WINDHOEK h.10,55 11,55
WINDHOEK HK4 JOHANNESBURG SA77 h15,10 18,05 3
luglio 06
JOHANNESBURG SA260 FRANCOFORTE h.19,10 5,55
FRANCOFORTE VENEZIA LH4082 h. 8,50 - 10,05 4 luglio
KM PERCORSI in totale 5.600
PERNOTTAMENTI
Windhoek STEINER HOTEL PENSION 15 / 06
Keetmanshoop CANYON NEST HOTEL 16 / 06
Fish River CANYON LODGE 17- 18 / 06
Luderitz NEST HOTEL 19- 20 / 06
Namib Sossusvlei KULALA DESERT LODGE 21- 22 / 06
Swakopmund SEA BREEZE 23 -24 / 06
Outjo Khorixas TWYFELFONTEIN LODGE 25 /06
Outjo Khorixas GOWATI LODGE 26 / 06
Etosha OKAUKUEJO REST CAMP 27-28 / 06
Etosha NAMUTONI REST CAMP 29 / 06
Waterberg WATERBERG GUEST 30 / 06 1 / 07
Windhoek STEINER HOTEL PENSION 2 / 07
CONSIGLI
E consigliabile:
- dotarsi di una bussola e di una torcia elettrica
- arrivare a destinazione prima del tramonto del sole
- rispettare la velocità di 60 km sulle strade sterrate,
che sono la maggior parte
- richiedere la fornitura di una seconda ruota di scorta,
al momento della prenotazione dallItalia.
PARTENZA IL 14 /06 /06 VENEZIA - FRANCOFORTE
JOHANNESBURG WINDHOEK
Compagnia aerea : LUFTHANSA- SOUTH AFRICA AIR LINE
2° GIORNO giovedì 15 giugno
WINDHOEK
Sbarchiamo a Johannesburg dopo 10 ore circa di volo
tranquillo e abbastanza confortevole: laereo era
quasi vuoto e ogni passeggero aveva a disposizione 3
posti trasformati ben presto in un comodo letto. Dobbiamo
aspettare alcune ore in aeroporto prima di ripartire per
Windhoek.
Tutto si svolge in perfetto orario.
Ad attenderci cè un driver alla guida di una LAND
ROVER dal quale,dopo aver scambiato poche parole, veniamo
a conoscenza che quella jeep sarà il nostro
importantissimo mezzo di trasporto durante la permanenza
in Africa.
Il cielo è sereno con un sole splendente, ma non fa
caldo: spira un leggero vento che rinfresca laria,
ci siamo dimenticati che, pur trovandoci al Tropico del
Capricorno, siamo in pieno inverno.
Arriviamo, dopo una mezzora di tragitto, nel centro
della città e precisamente allagenzia per la
consegna dellauto. Una impiegata italiana del tour
Operatour al quale ci siamo affidati ci consegna i
documenti di viaggio e ci illustra litinerario,
fornendoci alcune pratiche informazioni per muoverci
senza difficoltà in un paese a noi sconosciuto. Qui
perdiamo parecchio tempo per la consegna dellauto:
chiediamo nel contratto chilometraggio illimitato, la
copertura completa dellassicurazione ( collision
damage waiver theft loss waiver in caso di danni
al veicolo e di furto), la fornitura di due ruote di
scorta ; inoltre, controlliamo attentamente lo stato
di salute della carrozzeria. Lauto ci
viene consegnata in riserva di carburante, con nostro
stupore che subito nei primi giorni si rivelerà fondato,
nonostante le apparentemente convincenti giustificazioni
del responsabile dellagenzia.
Finalmente si parte per raggiungere la pensione Steiner,
dove trascorriamo la nostra prima notte in Africa. L a
pensione è ubicata in un posto tranquillo in pieno
centro della città; allinterno cè un
parcheggio custodito anche di notte da un guardiano e un
giardino dove si elevano rigogliose alcune acacie e
crescono numerose piante grasse.
Ormai è pomeriggio inoltrato, decidiamo di fare un
rapido giro in centro a piedi. La città, situata a 1650
m di altitudine, appare molto ordinata, più europea che
africana con moderni edifici che sovrastano sui tetti
delle case ancora in stile bavarese.
Siamo senza dollari namibiani perché le banche riaprono
lindomani e abbiamo poca benzina nel serbatoio.
Alla sera - si fa per dire perché alle 5,30 p.m.
tramonta il sole e poco dopo è buio andiamo alla
ricerca di un locale tipico segnalato da diverse guide,
Joes Beerhouse . E abbastanza facile girare
in città, perché il traffico è limitato e le vie sono
bene indicate; lo troviamo subito. Si tratta di un locale
imperdibile con suppellettile in stile etnico: la grande
sala presenta lunghi tavoli di legno scuro dove trovano
sistemazione più avventori ed è adornata con trofei di
caccia, a ricordo della Namibia coloniale. Mangiamo dellottima
carne alla griglia.
3° GIORNO venerdì 16 giugno
da WINDHOEK a KEETMANSHOOP 500 km
Ci alziamo alle 7 per fare colazione, in realtà sono le
6 locali: ci siamo confusi con lora e dobbiamo
aspettare in giardino che venga aperta la sala. La banca
è ancora chiusa, nel frattempo facciamo provvista di
acqua e di frutta in un fornitissimo supermarket di
frutta e verdura.
Finalmente si parte in direzione Sud sulla B1 fino a
Keetmanshoop, dove arriviamo allimbrunire.
Dopo un centinaio di km, a metà strada tra Mariental e
Windhoek, ci imbattiamo in un cartello che segnala il
Tropico del Capricorno: è impossibile resistere alla
tentazione di scattare una foto con la nostra jeep.
Il paesaggio che ci accompagna ai lati della strada è
tipico del predeserto: erba secca e arbusti spinosi
interrotti ogni tanto da qualche coraggiosa acacia
africana. Allorizzonte, di quando in quando, appare
il profilo di alture di forma compatta erose dagli agenti
atmosferici.
Si respira un atmosfera dAfrica fortemente
coinvolgente, lo sguardo spazia senza ostacoli a tutto
tondo dandoci una forte sensazione di infinito. Durante
il tragitto incrociamo 3 auto di numero con nostra
fortuna perché la B1 è di terra battuta, come la
maggior parte delle strade namibiane .
Prima di entrare in città, abbandoniamo la B1 per
immetterci sulla C 17 e raggiungere la foresta dei
kokerboom nella proprietà Gariganus. Il kokerboom
appartiene alla famiglia delle aloe e cresce solitario in
luoghi aridi e rocciosi soprattutto nella Namibia
meridionale e solo in questa area si trova una foresta.
I kokerboom sono conosciuti come alberifaretra, dal
termine inglese quivertree, perché i Boscimani
utilizzavano i loro rami leggeri, svuotati della fibra
interna, come faretra per le frecce.
Il momento del tramonto sottolinea i contorni di questa
aloe dai rami a ventaglio rivolti verso lalto,
esaltati dalla petraia circostante priva di vegetazione.
Prima che il buio scenda, raggiungiamo il Canyon Hotel
dove pernottiamo: si tratta di un albergo informale, ma
abbastanza confortevole situato nel centro della città,
piccola e anonima con qualche edificio a ricordo del suo
trascorso storico. Consumiamo la cena in uno strano
locale: alle pareti pannelli rossi si intervallano a
tende nere, creando una atmosfera da horror fugata subito
dalla cortesia quasi servile di una cameriera di colore.
4° GIORNO sabato 17 giugno
da KEETMANSHOOP a CANYON LODGE 220 km
Sveglia alle 6 e colazione alle 6 e 30.
PARTENZA per FISH RIVER CANYON seguendo la B4 per Seeheim,
da Seeheim si segue la C 12 fino a Haloog. Da Haloog si
prende la C 37.
Lungo strada ci accompagna un paesaggio predesertico ora
più arido ora punteggiato da cespugli aghiformi che si
alterna con una savana soleggiata, interrotta da aloe
solitarie e da cespi di euforbia rigogliosa che
interrompono la monotonia del paesaggio.
Deviando per la D545, raggiungiamo la diga HARDAP: il
lago artificiale, creato dallo sbarramento del corso
settentrionale del fiume Fish, costituisce un polo di
attrazione per numerosi uccelli.
Non abbiamo molto tempo a disposizione, valutiamo che ha
senso pagare il biglietto solo se si resta per una intera
giornata, tuttavia prima di girare lauto, facciamo
un tentativo con il guardiano che presenta una faccia
paciosa. Con una mancia ci autorizza a fare un rapido
giro allinterno. Il luogo si presenta piuttosto
scenografico: attraversiamo a piedi la sommità della
diga. Il panorama intorno si presenta in forte contrasto
con laridità della savana circostante, il grande
specchio di acqua dolce è ricco di uccelli per la gioia
dei birdwatchers.
Riprendiamo la nostra corsa verso il Fish River Canyon,
dopo questa pausa rilassante soprattutto per gli occhi. A
destra e a sinistra si staglia sullo sfondo il profilo di
alture dalla forma di tavolati : sembra che lappiattimento
della sommità sia opera delluomo, tanto è
rigoroso e perfetto.
Lungo strada facciamo sosta in una stazione di servizio
con annesso posto di ristoro.
Si ha limpressione che le categorie spazio- tempo
qui abbiano acquisito una dimensione diversa da quella in
cui siamo abitualmente calati. Non abbiamo trovato nel
tratto di strada percorso anima viva. Siamo felici:
finalmente ci siamo riappropriati della gestione del
nostro tempo, lAfrica offre anche lopportunità
di ridare un livello umano alla vita.
Allaperto sotto gli alberi e piante grasse assai
carnose consumiamo un frugale lunch .
Nel primo pomeriggio arriviamo al Parco privato del
Gondwana Canyon Lodge. Dopo poche centinaia di metri un
incontro inatteso: un cobra nero ci attraversa la strada.
Allimprovviso si erge impettito fulminandoci con
uno sguardo circospetto perché abbiamo osato entrare
nella privacy del suo territorio. A proposito, ma non ci
avevano raccontato che i rettili in questo periodo dellanno
sono in letargo? Arriviamo al Canyon Lodge: la posizione
è incantevole. Si tratta di mirabile esempio di
struttura costruita in consonanza con lambiente
circostante, limpatto ambientale è ridotto al
minimo, solo in vicinanza del lodge si riesce a
distinguerlo dalle rocce circostanti. Come altri lodges,
consiste in un corpo centrale, dove si consumano i pasti
e in bungalows isolati costruiti tra enormi graniti che
costituiscono le pareti interne; i tetti sono di paglia.
Latmosfera è accogliente e molto gradevole.
Ci liberiamo dei bagagli e iniziamo la visita dei
dintorni. In questo ambiente arido e inospitale vivono
piante che si sono adattate come laloe dichotoma e
leuforbia.
Il panorama si offre ai nostri occhi in tutta la sua
grandezza spettacolare, una faglia profonda incide laltopiano
estremamente arido, dando luogo a formazioni di superba
bellezza, nella gola sottostante scorre un corso d
acqua la cui portata varia a seconda delle stagioni.
Il Fish River Canyon è formato da due spaccature di
origine diversa, la più antica e ampia si è formata
molti milioni di anni fa in seguito a movimenti tettonici;
la seconda ha origine dallopera di erosione del
fiume dopo la glaciazione di circa due milioni di anni fa.
Raggiungiamo in auto i vari punti di osservazione
consigliati dalle nostre guide: Sulphur Spring View Point
e South Eagles Rock Point, da qui si può spaziare
con lo sguardo nella spaccatura sottostante del canyon.
Una antica leggenda del luogo narra che un enorme
serpente infestava anticamente queste zone, divorando il
bestiame. I contadini, stanchi di subire le angherie da
parte dellanimale, decisero di dargli la caccia. Il
serpente, sentendosi braccato, cominciò a strisciare
come impazzito per mettersi in salvo: nel suo tentativo
di fuga scavò il canyon interno.
Verso le 5 p.m. il tramonto; visto dal sunset point il
Canyon appare a 180° nella imponente maestosità: la
luce de tramonto conferisce a questi luoghi una atmosfera
surreale, le pareti di roccia che abbracciano ad
anfiteatro lapertura della gola si accendono di
rosso dai toni caldi che tende a smorzarsi via via che la
sfera del sole si allontana alla nostra vista.
Lungo il corso del fiume si snoda un percorso di trekking
di circa 80 km che si copre mediamente in 5 giorni : si
tratta, comunque, di unesperienza faticosa che va
affrontata con una guida esperta e con molta prudenza. In
una zona senza punti di approvvigionamento viene offerta
ai trekkers la possibilità di calarsi in un ambiente
selvaggio, portando con sè tutto il necessario.
Di sera, la temperatura si abbassa di parecchi gradi dopo
una giornata calda. Consumiamo la cena in una atmosfera
da fiaba, scegliendo una sistemazione vicina al camino
che si innalza al centro della stanza.
5° GIORNO domenica 18 giugno
FISH RIVER CANYON e AI-AIS
Tempo bello come al solito, ma laria è
pizzichevole sulla pelle. Percorriamo allinterno
del parco la strada in direzione sud verso lestremità
meridionale del canyon e raggiungiamo la stazione termale
di Ai-Ais che si apre fra le montagne. Una sorgente di
acqua calda che fuoriesce dal sottosuolo, nota alle
popolazioni locali già dalletà della pietra, è
sfruttata a fini turistici; la strada finisce in un
modesto complesso residenziale con piscina termale, un
campeggio e un albergo: nulla di eccezionale , insomma.
Si riparte: lungo il percorso di strada sterrata, un
predeserto che varia continuamente, ora si presenta a
striature rosse ora gialle, a seconda della povera flora
che vi cresce, sfruttando lumidità della notte.
Allorizzonte si staglia nitido il profilo di alture
rocciose o di sabbia. Arriviamo al confine con il
Sudafrica segnato dal fiume Orange. Vicino al posto di
frontiera , lungo la riva del fiume appartenente alla
Namibia, facciamo sosta presso un campeggio: è abitato
solo da un solitario turista sudafricano con la sua tenda
e che in quel momento della giornata sta facendo bucato e
stendendo i panni al sole.
Le acque del fiume sono limacciose , ai suoi bordi
crescono canneti e altre piante palustri; sullaltra
riva, già in territorio sudafricano, formazioni montuose
erose dagli agenti atmosferici.
Ritorno prima del tramonto al nostro lodge per non
perdere la vista del sole che si tuffa nel canyon; da
quando abbiamo messo i piedi in territorio africano non
manchiamo allappuntamento con il tramonto: ognuno
ha un fascino diverso e la capacità di suggerire
sensazioni nuove a seconda dello stato danimo del
momento.
Quando arriviamo al lodge, è già buio e fa parecchio
freddo, si ha la sensazione che la temperatura allinterno
del bungalow non sia differente da quella esterna, tanti
sono gli spifferi che entrano da tutte le parti. La cena
a buffet si svolge in unatmosfera calda,
fortunatamente il caminetto scoppiettante intiepidisce lambiente
e noi prendiamo posto ancora una volta in modo da avere
il fuoco di fronte durante la consumazione del pasto.
Prima di affrontare lultima notte al canyon,
buttiamo lo sguardo verso lalto: la scarsità dellilluminazione
intorno ci permette di godere della vista di un cielo che
noi non conosciamo. In un blu notte
risplendono un numero infinito di punti luminosi, tra i
quali si distingue chiaramente la Via Lattea.
6° GIORNO lunedì 19 giugno
FISH RIVER CANYON LUDERITZ 421 km
Partiamo alle 7 e 30, riprendiamo la B4 e proseguiamo
verso ovest per Luderitz. Passiamo attraverso distese di
savana con erbe gialle che ondeggiano al vento, da
lontano sembrano campi di spighe pronte per la mietitura.
La zona si mostra ricca di animali, avvistiamo
soprattutto antilopi in gruppi numerosi. Non incontriamo
anima viva, solo qualche cartello segnaletico è indice
della presenza anche umana.
Ci fermiamo ad Aus a fare benzina: la piccola città,
oggi punto di rifornimento per chi prosegue verso
Luderitz , ha dietro di sè un certo passato di storia
legato alla prima guerra mondiale, quando i Sudafricani
vi installarono un campo di concentramento per soldati
tedeschi.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Luderitz, isolata alla
fine della strada, quasi un enclave allinterno
della zona diamantifera, la Sperrgebiet, proibita ai
viaggiatori e ci dirigiamo subito al nostro Nest Hotel,
che si affaccia sulloceano. Dalle stanze che ci
vengono assegnate si gode una vista di apertura sul mare,
punteggiato da numerosi pescherecci pronti a ripartire
per la pesca notturna.
Il viaggio ci ha stancati, tuttavia, dopo aver ripreso
fiato, partiamo alla scoperta della città.
La città è caratteristica e richiama un passato tedesco:
le case con i tetti a punta presentano la tipica
architettura tedesca di un paese su un porto del Baltico,
il profilo della Felsenkirche, la vecchia chiesa luterana
e le insegne con scritte in tedesco fanno pensare ad una
località della Germania perduta tra il deserto del Namib
e le coste dellAtlantico.
La striscia di terra su cui sorge la ridente cittadina fu
acquistata nel1883 da un mercante di Brema, Franz Adolf
Luderitz, attirato dalla pescosità delloceano e
dal guano depositato da alcuni uccelli marini su isolotti.
Le cose non andarono bene come il mercante aveva sperato,
dopo pochi anni lui scomparve in un viaggio verso Sud e
la colonia continuò a sopravvivere. In seguito, la
scoperta dei diamanti segnò la fortuna e la maledizione
della città: qui si assistette ad una folle corsa alla
ricerca della ricca pietra preziosa. I diamanti che
venivano raccolti di notte perché brillavano alla luce
della luna attirarono avventurieri da ogni parte, fino a
quando lAmministrazione coloniale tedesca concesse
ad alcune società i diritti di estrazione, costituendo
la Sperrgebiet, zona diamantifera impenetrabile, dove si
trovano i più grandi giacimenti mondiali di diamanti.
Facciamo un giro verso la costa a sud, con la speranza di
avvistare i fenicotteri rosa; purtroppo la strada è
invasa dallacqua e non è percorribile Con laiuto
di alcuni locali riusciamo a trovare una strada
alternativa non molto agevole, che corre in mezzo al
deserto . Non è facile orientarsi perché il tracciato
della strada sparisce, le indicazioni si riducono a
qualche cippo risalente ad epoca non definita, inoltre lora
del tramonto si sta avvicinando. Si torna indietro con il
proposito di rifare il percorso lindomani.
Ceniamo a base di ottimo pesce in un ristorantino con
terrazza sulloceano.
7° GIORNO martedì 20 giugno
Luderitz e dintorni
Partenza alle 7 e 30 per visitare le baie intorno a
Luderitz. Arriviamo a Agata Beach, una lunga spiaggia
interrotta da dune, dove si trovano tanti ciotoli
colorati. La solitudine del luogo invita a fare una
passeggiata sulla striscia di sabbia granulosa, piena di
conchiglie. A pochi metri da noi avvistiamo un cucciolo
di foca , alla nostra presenza si ferma per un po,
quasi per lasciarci il tempo di scattare alcune foto di
rito, poi strisciando goffamente sul bagnasciuga,
raggiunge il mare e il gruppo dal quale si è allontanato.
Di fronte ad Agata Beach si trova lisola di Seal
Island, segnalata dalle mappe locali con limmagine
della foca, da cui le deriva il nome.
Raggiungiamo laltra parte della baia, punteggiata
da piccole insenature: Griffith Bay, Sturmvogel Bucht. La
strada costeggia le lagune dove numerose varietà di
uccelli dacqua si danno appuntamento .
Ai nostri occhi si presenta un paesaggio lunare, da una
parte il mare che si infrange rumorosamente sulla costa e
sullo sfondo il deserto a striature più o meno rossastre
a seconda del colore della sabbia. Fa caldo, il sole
comincia a scottar, lacqua del mare è gelida a
causa della corrente fredda del Benguela: non si può
arrivare sin qui senza provare il piacere di immergere
piedi e gambe in quel liquido trasparente.
Non riusciamo a raggiungere il Diaz Point perché lacqua
ha invaso la strada per parecchi metri , sul promontorio
dove approdò Bartolomeo Diaz nel Natale del 1488 , ora
si trova una copia della croce originale .
Si torna in albergo. Dal terrazzo della stanza si gode un
panorama di quelli da ricordare nelle malinconie delle
nostre uggiose giornate di autunno inoltrato. Il sole
ancora alto nel cielo sfrangia la sua luce nel mare dando
limpressione di scaglie lucide in movimento sulla
sua superficie, mentre alcuni pescherecci sono ormeggiati
nella baia in attesa della partenza notturna.
Consumiamo il pasto serale nel ristorantino della sera
precedente: il posto è delizioso e si è mangiato troppo
bene per aver voglia di cambiare; per tutti questi motivi
più che validi si decide allunanimità di non
tentare la sorte.
8° GIORNO mercoledì 21 giugno
LUDERITZ SESSRIEM 480 km
Da Luderitz si ritorna sulla B4 fino ad Aus, poi si
prosegue sulla C13 fino a Helmringhousen e da qui sulla C27
fino a Sessriem. Durata dello spostamento : 8 h.
Quando da Ais giriamo a sinistra in direzione nord sulla
C13, da una parte e dallaltra si apre una distesa
di predeserto che si alterna a savana, abbracciata da un
anfiteatro di alture dalle forme più svariate. Lo stesso
vento che da una parte addolcisce i contorni, dallaltra
li rende più scavati.
Il paesaggio varia: quando iniziamo a costeggiare il
Namib Naukluft Park:, un parco di 5 milioni di ettari, la
più grande riserva naturale dAfrica, massicci
montuosi dai contorni marcati lasciano spazio ora a
distese desertiche ora a dune molto alte.
A metà pomeriggio arriviamo al Kulala desert lodge.
Anche in questa splendida struttura viene ripresa la
tipologia del lodge. Piccole casette perfettamente
inserite nel contesto naturale da diventare parte
integrante del paesaggio, con tetto di paglia sono
sparpagliate sul terreno di una farm privata, poggiano su
un impiantito di legno elevato dal terreno e hanno le
pareti in parte in muratura in parte tende. Prima del
tramonto raggiungiamo Sessriem per ritirare allentrata
del parco i permessi per lindomani. Sessriem,
segnato anche sulle carte geografiche, consiste in 2 o 3
edifici di dimensioni modeste, un ufficio per lentrata
al parco, un market di alimentari e una pompa di benzina.
In Namibia i parchi aprono i cancelli allalba e
chiudono al tramonto: anche noi ci siamo adattati senza
difficoltà alla scansione del tempo seguendo i ritmi
offerti dalla natura, ci si alza alle 6 circa , ci si
mette in attività durante il periodo di luce solare, si
consuma il pasto serale verso le 6e 30 quando è già
buio e si va a riposare verso le 8e 30.
Ritorniamo al Kulala quando ormai il sole sta per
terminare la sua parabola discendente : la vista che ci
viene offerta dal momento del giorno fa ammutolire. Le
dune si tingono di svariate sfumature di rossi.
La cena si consuma in una atmosfera calda e accogliente:
incontriamo un gruppo di toscani abbastanza rumorosi,
accompagnati da una guida nei vari spostamenti .
Anche linterno del lodge è curato nei particolari
e allospite viene riservata una attenzione continua.
9° GIORNO giovedì 22 giugno
NAMIB DESERT SOSSUSVLEI
Ci alziamo presto per vedere lalba, prima di
partire ci accorgiamo che il serbatoio della nostra jeep
perde benzina abbondantemente. Un po preoccupati,
raggiungiamo in fretta il parco del Namib, entrando a
Sessriem.
Il Namib viene considerato uno dei più antichi deserti
del mondo e ha unestensione pari al territorio del
Piemonte, della Liguria e della Valle dAosta.
Percorriamo la parte centro-meridionale del parco,
seguendo lunica strada tracciata che , purtroppo,
è asfaltata. Ai lati dune di sabbia interrotte da rare
depressioni, alla luce mattutina il naturale colore rosso
delle dune dovuto alla presenza di ossido di ferro che
riveste i granelli di sabbia, si accende in una
colorazione che va dallalbicocca al rosso. Sembra
di entrare in una atmosfera di magie: la strada segue lantico
tracciato del fiume che un tempo scorreva verso lAtlantico;
ai lati le dune costituiscono delle muraglie naturali con
strane geometrie che accompagnano i crinali .
Richiamano alla mente le ardite costruzioni dell
architetto americano Gehry nel Guggenheim di Bilbao; non
è possibile che nella progettazione del museo non si sia
ispirato in qualche modo alle geometrie intriganti di
queste creste.
Ci fermiamo alla duna 45, così chiamata perché si trova
a 45 km dalla capitale, per bearci della bellezza ancora
immacolata di questi luoghi, in un momento della giornata
in cui i colori della sabbia si presentano saturi di luce.
Ci arrampichiamo sulla duna fin sulla cima, camminando
per un buon tratto sul crinale. Fa caldo, ma una leggera
brezza rende più agevole il cammino ripido.
Un mare di dune si estende a perdita docchio:
avverto la piccolezza delluomo di fronte alla
natura.
Risaliti in macchina, arriviamo al parcheggio per i
veicoli a due ruote motrici, noi con la nostra jeep
possiamo proseguire. Gli ultimi 4 km fino a Sossusvlei
sono impegnativi: la strada è invasa dalla sabbia e la
nostra 4 x 4 avanza senza grosse difficoltà solo grazie
allabilità di Emilio, il nostro driver. Da qui a
piedi seguendo un sentiero, ci avventuriamo attraverso le
dune verso una zona chiamata Dead Vlei. Si tratta di una
parte del Pan che presenta un affossamento biancastro in
cui il terreno argilloso e asciutto presenta crepe che lo
trasformano in un mosaico di tessere dalle forme
geometriche più disparate. Difficile non pensare alla
suggestione dei cretti di Burri. Solo qualche albero
secco interrompe lo scenario lunare.
Fa molto caldo, il cielo è terso e laria è priva
di umidità. Facciamo sosta sotto la frescura degli
alberi del parcheggio per consumare un frugale packet-lunch
preparatoci presso il nostro lodge. Si riparte per una
passeggiata di qualche km . Siamo fortunati e nonostante
siamo in inverno il lago è pieno dacqua, segno che
la stagione delle piogge è stata intensa. Ci sentiamo
viaggiatori e non turisti, siamo completamente soli.
Attorno allo specchio dacqua, sulla cui superficie
si rispecchiano le dune circostanti, cresce della
vegetazione che si è adattata alla severità dellambiente,
solo in una parte del lago si aprono ad ombrello
coraggiose acacie africane e altri arbusti. Certamente il
bacino deve attirare allalba e al tramonto parecchi
animali ad abbeverarsi: intorno nella parte limacciosa si
scorgono parecchie tracce lasciate da animali di
dimensioni diverse.
Dopo la giornata intensa, ritorniamo al nostro lodge: da
lontano le casette, parte tende, parte in muratura,
creano un ambiente ricco di atmosfera anche grazie ai
materiali impiegati.
Durante la notte una forte tempesta di sabbia colpisce
Sessriem e dintorni, un vento sferzante entra facilmente
nei bungalows portando sabbia e aria fredda, in alcuni
momenti si ha la sensazione che abbia la forza di
strappare le casette dal basamento su cui poggiano.
Fortunatamente verso mattina, la furia di Eolo si placa .
10° GIORNO venerdì 23 giugno
SESSRIEM SWAKOPMUND 426 KM
Lasciamo il lodge verso le 7 proseguendo in direzione
nord sulla C 19 fino a Solitarie, dove ci fermiamo per il
pieno di benzina .Ci accorgiamo che se non riempiamo al
limite il serbatoio non restano tracce di carburante sul
terreno: abbiamo individuato il motivo per cui ci era
stata consegnata lauto completamente in riserva.
Continuiamo il viaggio sulla C14 in direzione nord.
Passiamo il Gaub Pass e il Kuiseb Canyon, prima di
entrare nella regione del Namib-Naukluft Park.
I passi che abbiamo superato sono completamente diversi
dai nostri passi di montagna, si sale lungo una strada
con poca pendenza per passare al di là di alcune colline.
In prossimità del fiume Kuiseb le dune di sabbia
lasciano spazio a distese di pietra interrotte da strane
forme di roccia erosa. Il letto del fiume, ora asciutto,
si presenta molto largo e ospita alberi e massi erratici:
si comprende che la piena del fiume, quando avviene, è
di una tale potenza da trasportare ammassi di sabbia e
pietre fino al mare. Proseguendo, il paesaggio appare a
tratti lunare, si è quasi intimiditi da un ambiente non
ospitale per luomo, che costringe a prendere
coscienza delle distese sconfinate, degli orizzonti che
si confondono a perdita docchio. Dimenticavo che
attraversando il Naukluft Park abbiamo incontrato molti
animali: antilopi, zebre, facoceri, struzzi e faraone.
Nel pomeriggio arriviamo a Swakopmund e prima di
addentrarci nel cuore della cittadina balneare,
depositiamo i bagagli alla Sea Breeze Guest House dove
abbiamo prenotato per due notti. Il bed and breakfast è
situato in una zona tranquilla e dà direttamente sulla
spiaggia, il quartiere pullula di villette di vacanza,
ora chiuse e dotate di sistemi di allarme ben visibili
dallesterno. Entriamo nel centro della città
seguendo la strada lungo la spiaggia, ciò che
impressiona è la sua posizione fra loceano da una
parte e le dune di sabbia del deserto . Swakopmund è una
piacevole cittadina balneare che appare allimprovviso
dopo chilometri di deserto .Le sue case in stile
jugendstil con i tetti a punta, edifici con scritte a
caratteri gotici ricordano il periodo coloniale. Entriamo
in un negozio di antiquariato dove si vendono manufatti
di artigianato locale e oggetti vari dinizio secolo
fino alla seconda guerra mondiale. I proprietari sono due
tedeschi, padre e figlio, che fra loro parlano in tedesco,
mentre con i clienti stranieri si rivolgono in inglese.
Restano stupiti quando avvio una conversazione in tedesco,
traendo lo spunto dagli oggetti esposti raccolti
direttamente dalle tribù locali nel corso degli anni. Lintenzione
iniziale di dare unocchiata allinterno,
attirati dallesposizione in vetrina, si è
tramutata ben presto in un abbondante shopping.
Alcuni quartieri presentano unarchitettura
marcatamente tedesca, quasi la fotocopia di una cittadina
in Germania., e in ogni caso anche le insegne dei negozi
o qualche scritta sopravvissuta sui muri esterni degli
edifici testimoniano un retaggio del passato.
Ceniamo presso una pizzeria-ristorante, Lighthouse,
affollato dalla più svariata umanità, per fortuna che
abbiamo prenotato un tavolo, altrimenti non avremmo
trovato posto a sedere.
Quello che ci colpisce subito è la ampiezza del locale,
dove un gran numero di camerieri si danno un gran daffare
a servire i piatti di ordinazione passando con abilità e
maestria tra la gente che entra ed esce di continuo con
bambini di tutti le età. Mangiamo abbastanza bene, come
del resto in qualsiasi posto in Namibia ( soprattutto se
si considera il rapporto qualità / prezzo), ma prendiamo
subito la decisione unanime di cambiare locale la sera
seguente.
11° GIORNO sabato 24 giugno
WALVIS BAY
Mattinata spesa in gran parte in città per cambiare euro
con dollari namibiani e per ritirare il permesso per
entrare nelle lagune di Walvis Bay ( presso le lagune non
abbiamo trovato nessuno a chiederci il ticket ) .
Arriviamo a Walvis Bay a una decina di km da Swakopmund,
cittadina balneare non particolarmente amena, la
tipologia delle case e la loro densità fanno pensare ad
un luogo di vacanza abbastanza popolare. La strada
continua costeggiando la costa: ci fermiamo, attirati
dalla parte delle dune da una colonia di pellicani che
infastiditi dalla nostra presenza si involano, con la
gioia di Anna, la fotografa professionista del gruppo.
Dallaltra parte verso il mare, il cielo si anima
allimprovviso di voli e di richiami di fenicotteri
rosa che nidificano in vicinanza delle lagune su isolotti
artificiali costruiti per la raccolta del guano.
Raggiungiamo, non senza difficoltà per mancanza di
indicazioni, le lagune seguendo una strada sterrata che
costeggia le saline. A destra e a sinistra ci sono vasche
naturali dove viene raccolto il sale quando lacqua
del mare evapora. La colorazione si presenta più o meno
rosata per un processo chimico. Dopo alcuni km arriviamo
alla spiaggia, una distesa sconfinata di sabbia a perdita
docchio dove le onde delloceano interrompono
la loro corsa fragorosamente. Le uniche presenze umane
siamo noi e un gruppo di locali che sta facendo il braai,
parola africaans che significa sia griglia che grigliare
. In attesa che le braci siano pronte per la cottura
della carne, alcuni ragazzi del gruppo hanno improvvisato
una partita di rugby .
Abbiamo appreso che il braai consiste in un metodo di
cottura che si perde nella notte della preistoria, quando
luomo scoprì il fuoco; inoltre, esso viene
considerato, oltre che un momento conviviale collettivo,
un evento sociale, prerogativa dei maschi: quando ad un
ragazzo viene concesso di occuparsi della grigliata,
significa che è passato dallo stadio della pubertà a
quello di adulto.
Avvistiamo sulla spiaggia alcune foche sul bagnasciuga e
altre che nuotano tranquillamente in mare. Lo spettacolo
è intenso: oggi abbiamo fatto veramente una full
immersion nella fauna del luogo.
Cena molto presto, come al solito, per le nostre
consuetudini boreali, al Tug: si tratta di un vecchio
bastimento che si è incagliato sulla sabbia, ora adibito
a ristorante. Non è cosa insolita incontrare lungo le
coste della Namibia imbarcazioni di qualsiasi genere
ormai in parte insabbiate e immerse nella corrente fredda
del Benguela che proviene da sud e in vicinanza dellAngola
devia il proprio corso verso ovest e influenzando lAtlantico
nella fascia subsahariana con effetti fino alle nostre
latitudini. Essa è la responsabile delle nebbie che
causarono tanti naufragi, create dallincontro dei
venti freddi antartici e laria calda proveniente
dallAfrica continentale.
Mentre prendiamo laperitivo sulla terrazza,
godendoci uno spettacolare tramonto, due ragazzi
si avvicinano a noi, cogliendo laffinità della
lingua . Si tratta di due italiani, esperti di energia
eolica venuti in Namibia per lavoro. Un pescatore di
fronte a noi, che ha già accumulato un lauto bottino, fa
lultimo colpo fortunato prima di andarsene: un
grosso pesce abbocca allamo. Luomo, un locale,
si apre in un sorriso mostrando dei denti bianchi e
perfetti da pubblicità di dentifricio e si lascia
fotografare con lultima preda. Qui il mare è
particolarmente pescoso, la corrente del Benguela
maledetta e benedetta insieme trasporta con sè una
considerevole quantità di plancton, che diventa cibo per
altri pesci, dando lavvio ad una catena alimentare.
12° GIORNO domenica 25 giugno
SWAKOPMUND- CAPE CROSS - TWYFELFONTEIN COUNTRY LODGE 360
km
Ci allontaniamo da Swakopmund in direzione nord,
viaggiando sulla C34. La novità della giornata è che si
percorre una salt road, una strada di sale,
simile in apparenza ad una strada asfaltata, ma scivolosa.
Passiamo ai margini della Skeleton Coast Park,
tristemente famosa per i relitti di navi che punteggiano
la costa, ora semisommerse dalla sabbia del deserto.
Lambiente lungo la strada si presenta desolato e
piatto: la linea costiera si confonde con la distesa di
sabbia del deserto che si estende a perdita docchio.
A Cape Cross, sul promontorio roccioso, una croce ricorda
lo sbarco del portoghese Diego Cao, primo segno lasciato
da un europeo in Africa australe. Incontriamo parecchi
sciacalli dallaspetto sinistro che si allontanano
alla nostra presenza, alla ricerca di prede da catturare,
vittime della selezione naturale. Qui abita una colonia
di otarie: sono in numero sterminato e meno puzzolenti di
quando scrivono le guide. Sono distese sulla sabbia e
sulle rocce, molti cuccioli allattano ancora, attaccati
alle mammelle della madre; altre affrontano
tranquillamente le acque fredde dellAtlantico
grazie allo spesso strato di grasso del corpo rivestito
di pelliccia per nutrirsi. Sicuramente questo tratto di
mare è assai pescoso perché il pasto quotidiano di una
otaria è pari ad 1/8 del proprio peso.
Ripartiamo per Twyfelfontein ( che significa
fontana dubbiosa ) passando attraverso il
Damaraland, che deriva il proprio nome dai Damara,
abitanti della zona circostante.
Da Henties Bay si prosegue sulla C35 fino a Uis, da qui
si continua per circa 70 km, successivamente si prende la
D2612 e la D3214 per arrivare al Twyfelfontein lodge.
La regione si trova tra la Skeleton Coast e laltopiano
centrale dei tavolati rossastri, una zona desertica
costeggiata da montagne brulle e scoscese. Ogni tanto,
come per miracolo, si accende la vita: piccoli cespugli,
licheni di un verde brillante o arancio, che devono la
loro esistenza alle nebbie dellAtlantico, colorano
la monotonia del paesaggio. Altrove qualche albero si
erge faticosamente in mezzo a ciuffi derba che in
questo periodo sono gialli e fluttuano al vento come un
campo di spighe: è una zona di grandi silenzi e di
grandi spazi.
Nel pomeriggio arriviamo a Twyfelfontein, segnata sulle
carte come area, non come località, perché non esiste
alcun insediamento umano al di fuori del lodge.
Il corpo centrale del lodge è seminascosto da grossi
massi di granito, attraverso i quali dobbiamo passare, su
questi ci sono incisioni rupestri o petroglifi. Si tratta
di una espressione di arte rupestre piuttosto antica
lasciata dagli antenati dei Boscimani provenienti dalla
costa e in spostamento verso linterno seguendo gli
animali da cacciare.
Sulle rocce di ingresso sono scolpiti animali: giraffe,
struzzi, zebre, elefanti che allora popolavano la zona,
come anche ora. Il complesso, che sorge alla base di un
anfiteatro di graniti rossastri, è un mirabile esempio
di integrazione di unopera costruita dalluomo
nellambiente circostante.
Un applauso meritato al progettista.
Nella club- house il soggiorno al piano superiore si
articola in due parti: nella prima, salendo dalle scale,
sono sistemati divani e poltrone ricoperti da simpatici
tessuti etnici e un bancone-bar; la parte più ampia
della sala è adibita a zona pranzo con vari tavoli.
Numerosi sono i dipendenti che lavorano nella struttura
che fa parte della Wilderness Safari, organizzazione
impegnata nellecoturismo che gestisce lodge e
partecipa a progetti di conservazione del territorio e di
difesa della natura, offrendo possibilità di lavoro a
locali.
Al momento della cena, ci accorgiamo che la struttura è
al culmine della sue capacità recettive, numerosi ospiti
sono soprattutto sudafricani.
13° Giorno lunedì 26 giugno
VISITA delle Pitture Rupestri, Canne dOrgano e
Montagna bruciata nei dintorni di Twyfelfontein.
da TWIFELFONTEIN a KHORIXAS 100 km
Il sito dei petroglifi si trova in una valle chiusa da
pareti di roccia. Seguendo due percorsi si può accedere
alle Rock Engravings Paintings. La guida che ci viene
necessariamente assegnata allingresso dellarea
protetta, ci racconta che le più antiche risalgono a 6.000
anni fa: si tratta di rappresentazioni di animali (
struzzi, elefanti, leoni, gazzelle, rinoceronti e
impronte umane) realizzate da uomini primitivi che
migravano dal Kalahari verso il nord. Alcune immagini
presentano un senso artistico molto spiccato.
Nei dintorni visitiamo due ambienti geologici che
interrompono la monotonia del paesaggio del Damaraland:
le colline basaltiche delle Organ Pipes e la catena
montuosa delle Burnt Mountains. Sul greto di un fiume,
sulle rive, formando un piccolo canyon, cubetti di
basalto si presentano secondo linee geometriche precise
dando luogo a delle colonne verticali, da cui deriva il
nome della zona. Le Burnt Mountains consistono in una
serie di colline che si estendono per una vasta area e
presentano nella parte superiore una roccia scura che allalba
e al tramonto prende colorazioni diverse. Il fenomeno si
deve al fatto che un centinaio di milioni di anni fa lintera
zona fu investita dalleruzione di un vulcano che le
ricoprì di lava. Fortunatamente, la visita richiede poco
tempo perché le attrazioni della zona sono
di scarso rilievo.
In una breve passeggiata tra le rocce incontriamo la
welvitschia mirabilis. Questa pianta che deve il suo nome
al botanico austriaco Welvitsch è considerata un fossile
vivente e può raggiungere una longevità di ben 2.000
anni.
Nonostante abbiamo appreso molto su questa strana specie
vegetale, la sua vista non è emozionante.
Proseguiamo verso Khorixas sulla C39, lungo strada ci
fermiamo alla Foresta Pietrificata.
La visita è consentita solo con guida che ci viene
assegnata dopo aver pagato il biglietto di ingresso.
Tronchi di alberi vissuti circa 250 milioni di anni fa si
trovano adagiati su un terreno roccioso, dove crescono
parecchi esemplari di welvitschia. I tronchi si
presentano in ottimo stato di conservazione e duri al
tatto perché hanno assorbito vari minerali dal terreno.
Si tratta di tronchi arrivati in quellarea a causa
di una forte alluvione.
Prima di arrivare a Khorixas, facciamo un incontro
interessante di carattere etnografico: una giovane donna
Himba su un lato della strada, vicino ad una capanna ,
costruita come attrazione per turisti. Anche gli Himba,
considerati i buoni selvaggi, nella lotta per
la sopravvivenza non hanno saputo resistere alla
seduzione della società occidentale e si fanno ritrarre
con turisti di passaggio. Quello che ci colpisce è la
bellezza di questa creatura nel fiore degli anni il cui
corpo è interamente ricoperto di ocra rossa e grasso per
proteggersi dalle punture di insetti e per mantenere la
pelle morbida. Indossa solo una gonnellina di pelle di
capra e dei monili di metallo e di cuoio attorno al collo;
i capelli, anchessi spalmati di ocra e burro,
scendono fino alle spalle: segno che si tratta di donna
sposata.
Arriviamo a Khorixas alla fine della mattinata. La
cittadina appare molto modesta: attorno alla chiesa
protestante evangelica si raccolgono poche case in
muratura, una stazione di servizio, un pub e una banca,
dove ci fermiamo per cambiare un po di denaro. Ai
bordi del paese tante capanne costruite con materiali di
riporto.
Depositiamo i bagagli presso il Gowati Lodge, in centro
del paese, dove passeremo la notte.
Rispetto ai precedenti lodge, perfettamente in armonia
nel contesto naturale e immersi nella natura, questo
presenta caratteristiche diverse solo per il fatto di
essere ubicato allinterno di un centro abitato.
Comunque, anche qui le stanze hanno il caratteristico
tetto in paglia e sono fornite di un arredamento che
rispetta nei colori e nei materiali la tradizione locale.
E gestito da una flemmatica sudafricana che al
nostro arrivo continua imperterrita il suo lunch, in
compagnia di scimmiette che le saltellano intorno.
Ci facciamo preparare qualcosa da mangiare, siamo un po
stanchi per il viaggio e fa caldo.
Nel pomeriggio, nella visita che dedichiamo al paese, ci
fermiamo al Kraft Center locale, una capanna-bottega dove
donne locali hanno organizzato la vendita di manufatti
realizzati dai bambini di scuola, il cui ricavato viene
devoluto per le necessità primarie della scuola locale.
Compriamo qualche simpatico souvenir: le due venditrici
non appaiono abituate a maneggiare denaro perché
evidenziano grosse difficoltà a darci il resto.
Alla sera, mangiamo al lodge, dove la nostra diffidenza
iniziale viene concordemente smentita dalla bontà della
cena a base di carne di mucca cotta sui ferri.
14° GIORNO martedì 27 giugno
da KHORIXAS al PARCO ETOSHA 260 KM
Da Khorixas si prende la C39 fino a Outjo, da qui si
segue la C38 fino allentrata del Parco.
Arriviamo ad Okaukuejo passando attraverso l
Anderssons Gate prima di mezzogiorno.
Qui restiamo per due notti. Il campo consta di alcuni
corpi centrali ( reception, ristorante, shop e market) e
di tanti bungalows ben attrezzati, provvisti di cucina,
anche se spartani nellarredo. Decidiamo di fare la
spesa al market per il braii : questa sera si mangia acasa.
Il supermercato è ben fornito, si può trovare dalla
frutta, alla verdura e alla carne di varie specie, bovina,
suina, di struzzo, di kudu.
Dopo i rifornimenti, partiamo per il safari, dirigendoci
a nord di Okaukuejo e proseguendo poi verso ovest. Appena
usciti dal gate ( si apre alle 6 e 30 e si chiude alle 17
e 30) quello che sorprende è la sconfinata estensione
dellEtosha, pari alla superficie della Lombardia,
che fa tutt uno con i colori della vegetazione, ora
savana che ondeggia al vento, ora arbusti spinosi con
qualche albero di acacia africana dalla chioma aperta.
Il parco divenuto area protetta nel 1907 è un ecosistema,
considerato modello di protezione di flora e fauna dove luomo
si è piegato alle sue leggi. Nel cuore dellEtosha,
che significa luogo asciutto in lingua dei
wambo, si estende il pan, una antichissima depressione
bianca e abbagliante di ghiaia e sale che, dopo la
stagione delle piogge, si trasforma in immenso acquitrino
attirando animali di ogni genere. Cominciamo il nostro
safari lungo il pan fino ad Halali, privilegiando le
strade che conducono a pozze di acqua naturali.
Avvistiamo, allinterno delle piste che attraversano
il parco, impala dal muso nero, zebre bellissime,
sciacalli dal dorso nero, struzzi, giraffe, springbok o
antilopi saltanti, orici, kudu, gnu. In queste zone aride
trovano vita piccole piante grasse, ma crescono anche
numerose specie arboree dalle acacie, al mopane, alleuforbia,
al bottle-tree. Questa che vediamo solo in una area
ristretta del parco deve il suo nome alla forma
caratteristica del tronco che si restringe alle
estremità, mentre si gonfia nella parte centrale. I
pochi rami di cui è provvisto puntano verso il cielo e
sono forniti di lunghe spine. Le popolazioni autoctone
conoscevano bene questa pianta e in particolare la
sostanza tossica che essa produce che utilizzavano come
veleno per le frecce.
Rientriamo al campo al momento del tramonto che ci
godiamo dalla sommità di una torre.
I numerosi ospiti, soprattutto campeggiatori, stanno
preparando il braii, antica tradizione locale che agli
albori dellumanità rivestiva il significato di
ricompensa per le fatiche che luomo primitivo
sopportava nel bush.
Dopo la gradita cena consumata a casa, di
corsa alla pozza illuminata, vicino al lodge, dove gli
animali vanno ad abbeverarsi. Seduti comodi e favoriti
dallilluminazione, si può assistere al sicuro allabbeverata
notturna degli animali. Fa freddo, ma lo spettacolo
offerto è entusiasmante.
I tempi in natura sono molto lenti: bisogna attendere con
pazienza.
Arrivano degli elefanti e alcune giraffe, bevono senza
fretta alla pozza e poi se ne vanno. Dal buio avanza un
rinoceronte e alcuni springboks che si accingono a
dissetarsi, tenendosi a debita distanza. Ad un certo
punto rimane solo il rinoceronte, gli altri animali
spariscono allimprovviso, si intravedono in
lontananza tra i massi due leonesse : si respira unaria
di tensione.
Il rinoceronte non accenna ad andarsene e i grossi felini
non si mostrano impazienti, acquattati tra i massi,
preferiscono avere il territorio sgombro da intrusi.
15° GIORNO mercoledì 28 giugno
ETOSHA HALALI 220km
Colazione a casa. Verso le 7 partiamo per esplorare tutte
le pozze dacqua naturali e artificiali, seguendo le
indicazioni fornite dalla mappa acquistata nel curio
shop del campo.
Avvistiamo numerosi animali delle stesse specie del
giorno precedente soprattutto in vicinanza delle pozze dacqua.
Lo spettacolo che ci viene offerto è grandioso e
coinvolgente, ogni avvistamento rappresenta una nuova
emozione: lEtosha è veramente uno dei santuari per
gli animali africani che possono girare liberi e
indisturbati nelle fitte boscaglie e nelle grandi pianure
come nella preistoria delluomo primitivo. Nelle ore
meridiane fa caldo che però è mitigato da un leggero
vento, il fatto di dover restare in macchina rende alla
fine la giornata pesante per le nostre gambe. In
prossimità di certe pozze si ha limpressione di
godere un vero spettacolo nello scenario di una natura
incontaminata: branchi di elefanti vanno e vengono,
seguiti da zebre, giraffe, gazzelle che si intervallano
continuamente.
Ogni tanto si intravede qualche animale che resta
indietro nel gruppo perché zoppicante: purtroppo nella
lotteria della vita, non ha estratto un biglietto
fortunato, di certo è destinato a diventare vittima
facile di qualche predatore.
Il tramonto ci sorprende fuori del cancello del campo,
facciamo ritorno in fretta alla base.
Anche questa sera ci attende una cena domestica, non
potremmo rinunciare al nostro collaudato ottimo braai.
Siamo un po stanchi, ma non vogliamo perderci lo
spettacolo della pozza vicina. Dalle 20 alle 22 giraffe
ed elefanti si alternano allabbeverata serale: la
lentezza dei passi cadenzati, la maestosità delle sagome
dei corpi evoca una migrazione di dimensione biblica.
Da quanto abbiamo appreso dalla mappa-guida e dalle
nostre sia pur limitate osservazioni dirette sui
comportamenti, gli animali dellEtosha sono
abbastanza abitudinari e metodici. Gnu, springboks e
giraffe frequentano le pozze dacqua nellintero
arco della giornata, senza particolari preferenze; zebre
e facoceri prediligono il pomeriggio. Leoni , elefanti e
rinoceronti amano abbeverarsi dal tramonto in poi.
16° GIORNO giovedì 29 giugno
ETOSHA : da OKAWKUEJO a NAMUTONI ( passando per Halali )
475 km
Da Okawkuejo ci spostiamo verso Namutoni, nella parte
orientale dellEtosha, rimanendo sempre allinterno
del Parco.
I colori cambiano continuamente: la bianca distesa del
Pan appare in tutta la sua grandezza spettacolare,
intorno savana, cespugli e acacie se ci si allontana
dalla bianca depressione.
Passiamo in rassegna tutte le pozze dacqua che
incontriamo lungo strada, ad alcune siamo già arrivati
nel pomeriggio del primo giorno, quando entrammo allEtosha.
Si tratta, in ogni caso, di emozioni nuove perché lora
della giornata è diversa, perché gli animali incontrati
sono diversi: la Namibia, come è stato detto, va vista
di continuo con gli occhi di Alice, la protagonista della
favola per bambini, per non abituare la vista alle
meraviglie che la terra offre continuamente.
Incontriamo elefanti, giraffe, orici, kudu, sciacalli,
tucani e molti altri uccelli dai colori superbi e
contrastanti con i toni bruciati del contesto.
Arriviamo nel I pomeriggio a Namutoni, dove trascorriamo
la notte. Appena entrati dal cancello, il vecchio forte
tedesco, ricostruito agli inizi del secolo scorso, ci
appare davanti, a testimonianza dei feroci scontri tra
tedeschi e guerrieri Ovambo nei primi anni del novecento.
Nel 1957 fu aperto al turismo e trasformato in uno dei
campi più caratteristici, completo di ogni conforts.
Depositiamo i bagagli e partiamo per la perlustrazione di
questa parte del parco.
Ormai la nostra vista si è abituata ai
grandi erbivori, che anche in questa parte dellEtosha
offrono dei momenti indimenticabili; ma lo spettacolo-novità
della giornata ci viene offerto dai fenicotteri rosa,
presenti a migliaia in una grande pozza naturale.
Sostiamo qui al ritorno dal nostro safari quotidiano, in
attesa del tramonto.
Ogni ora del giorno ha i suoi animali che vengono a farci
visita tra i bungalows alla ricerca di cibo: di mattina,
pappagalli che aspettano le briciole della colazione;
nelle ore più calde le manguste si danno un gran daffare;
alla sera, dopo il tramonto compaiono gli sciacalli
attirati dagli avanzi.
Dopo lottimo braai consumato ancora una volta
a casa, visita al Waterhole : qui non
avvistiamo animali per labbeverata notturna, ma
solo qualche uccello. Dopo qualche ora di attesa,
abbandoniamo il luogo, delusi un po.
17° GIORNO venerdì 30 giugno
NAMUTONI WATERBERG 350 km
Lasciamo lEtosha e proseguiamo a sud verso Windhoek
sulla C38 e poi sulla B12 in direzione Tsumeb. Passata la
cittadina di Otjiwarongo, si continua sulla B1 per 28 km,
poi si prende sulla C22 per il Waterberg Plateau Park.
A Tsumeb facciamo sosta per cambiare moneta e per bere un
caffè. Entrando in città, si ha subito limpressione
di un certo benessere: gente ben vestita, presenza di tre
banche, un giardino pubblico ben tenuto, ovunque ordine e
pulizia. La zona è ricca di minerali (alcuni dei quali
sono unici al mondo) ed evidentemente lattività
estrattiva ha dato lavoro agli abitanti. Si ha limpressione
di unAfrica diversa da quella incontrata finora.
Visitiamo, inizialmente più per curiosità, un negozio
di manufatti locali segnalato dalla nostra guida: lo
gestisce una signora tedesca rimasta qui dopo la guerra.
Una donna di colore ci aiuta nella scelta dei prodotti,
con molta passione: si tratta di tovaglie ricamate da
artigiane locali a disegni naif, guidate da un alto senso
del colore e oggetti di legno di pregevole fattura. Alla
fine, usciamo con tovaglie, presine da cucina, pettini e
ciotole di legno.
Da buoni europei, attirati da uninsegna
Caffè Espresso, entriamo in un bar : i volti delle
persone, latteggiamento, la canzone di sottofondo
che ci accoglie e ci accompagna durante la nostra sosta
richiamano alla mente un locale della Mitteleuropa. Qui,
prendiamo un caffè e una fetta di gustoso strudel di
mele.
La storia della cittadina mineraria è scritta nelle
numerose insegne di negozi scritte in tedesco e gestiti
da tedeschi.
Arriviamo nel primo pomeriggio al nostro Waterberg Guest
House Farm, situato ai piedi del Plateau Park dove
abbiamo fissato due pernottamenti. Il luogo è molto
gradevole: la casa si articola ad elle con un portico che
si apre sui due lati, un giardino antistante ricco di
carnose piante grasse, una piccola piscina più per
bagnarsi durante la calda estate africana che per fare
una nuotata.
Ci accoglie una signora tedesca che ci fa entrare. Una
grande sala arredata con buon gusto africano si presenta
a noi: a destra un focolare chiuso nello spazio
antistante da sofà in pelle nera disposti a ferro di
cavallo, una pelle di cheetah ( ghepardo) su un divano,
una lunga tavola rettangolare destinata alla consumazione
dei pasti, ricoperta di tessuti tipici provenienti dal
Mali; alle pareti maschere africane, crani di kudu e
bellissime ceste a disegni geometrici con i colori del
deserto. Anche nelle stanze che ci vengono assegnate,
molto spaziose, l arredamento è in consonanza con
la tradizione locale nella scelta dei colori e dei
materiali.
Mangiamo presto alla sera, unora dopo il tramonto:
qui lo scandire del tempo è dato prevalentemente dal
corso del sole.
La signora di origine tedesca si unisce a noi per la cena.
Ci racconta che il proprietario della farm si trova in
vacanza con la famiglia in Germania e che lei amministra
la proprietà; in particolare, in questo periodo fa le
sue veci. Ha parecchio personale di servizio che la aiuta.
La tavola per la cena viene imbandita con molta cura, il
menu è a base di una ottima minestra di verdura e di
carne di mucca.
Io e Anna rimaniamo con lei dopo cena, dal momento che si
mostra disponibile alla conversazione, mentre Roberta ed
Emilio vanno a dormire. Dopo alcune informazioni sulla
gestione della farm,
la nostra interlocutrice non fa mistero delle sue idee:
la sua calorosa narratio è spesso interrotta dallintercalare
continuo : Io non ho nulla contro i neri, però
Mostra disapprovazione nei confronti del governo
attualmente al potere che asseconda, a suo autorevole e
inconfutabile giudizio, lincapacità, lindolenza,
.
delle popolazioni locali. Difficoltosi e inutili i nostri
inserimenti nel monologo della signora tedesca che non
ammette di rivedere le sue posizioni tipiche di una
mentalità colonialista. Comunque, è interessante la
conversazione perché ci permette di conoscere, dallinterno
dellAfrica, il rapporto tra bianchi e neri.
18° GIORNO sabato 1 luglio
WATERBERG
Mattinata trascorsa girando in auto per lunica
strada consentita ai visitatori. Dopo un frugale spuntino
preparatoci dalla signora tedesca, partiamo con un
tracker per il safari allinterno del parco, dal
momento che non è consentito ai visitatori attraversarlo
con i propri mezzi. Il parco è caratterizzato da una
vegetazione varia e rigogliosa. Visitiamo la Cheetah
Conservation Fund, dove una quarantina di ghepardi vivono
in cattività, allo scopo di essere controllati e
monitorati costantemente. Questa iniziativa è sorta allo
scopo di salvaguardare la sopravvivenza di questo animale
dalla riduzione del suo habitat naturale e dalla caccia
degli allevatori di bestiame. Il ghepardo è dotato
rispetto agli altri felini di un corpo più snello e di
arti più lunghi che gli consentono in fase di attacco di
arrivare ad una velocità superiore a 100 km.
Caratteristiche dellelegante predatore temuto da
molti animali sono le macchie scure che punteggiano il
suo mantello e le lacrimenere che dalla parte
interna dellocchio corrono fino alla bocca.
Allinterno del centro ci viene proiettato un video
sulla vita del ghepardo e dei suoi comportamenti.
Riprendiamo il nostro safari, a mio avviso la parte più
interessante, addentrandoci in una savana sterminata,
limitata allorizzonte dal tavolato che ne segna il
confine occidentale. Lo spettacolo è grandioso, la
savana sterminata punteggiata da alti termitai è piena
di animali: antilopi, sprigboks, facoceri, orici
pascolano indisturbati e seminascosti dalle alte erbe
gialle.
Al ritorno, quando il sole è tramontato, fa parecchio
freddo nella land rover scoperta. Passando attraverso il
bush io e Roberta scorgiamo un grosso felino che avanza
quatto quatto tra i bassi arbusti, puntandoci due
penetranti occhi gialli: è un leopardo, sicuramente,
come ci conferma anche il nostro tracker. Che bello!
abbiamo visto un leopardo.
La cena si svolge tranquillamente: ci viene servita una
zuppa di legumi che gradiamo molto dopo una giornata
passata allaperto, una pasta pasticciata,
nel vero senso della parola, e collosa che, nelle
intenzioni della signora, vuole esprimere il suo omaggio
alla cucina italiana: la assaggiamo per non deluderla e
per buona educazione, lodandone spudoratamente la bontà.
Il piatto forte resta dellottima carne messa a
cuocere davanti a noi su una piastra elettrica e
proveniente dagli allevamenti della farm.
Alla fine del pasto, la signora si intrattiene con me e
Anna , per approfondire, completandone il quadro, le sue
idee sulle popolazioni autoctone.
19° GIORNO domenica 2 luglio
da WATERBERG a WINDHOEK 240 km
Lasciamo il Water Berg Plateau Game Park e ritorniamo
sulla B1 che riprendiamo in direzione sud. Lungo strada
ci fermiamo ad Okahandja, al famoso mercatino di
artigianato locale, allincrocio tra la B1 e la B2,
dove molte bancarelle collocate su un lato della strada
espongono ai turisti di passaggio la loro merce: è
interessante entrare nelle varie tende e osservare. E
necessario contrattare sul prezzo perché sparano in
partenza cifre molto alte, ma ormai conosciamo i prezzi
dei negozi. Un fatto curioso degno di menzione: quando si
sta per concludere le trattative con un venditore, anche
altri venditori si sentono coinvolti e partecipano, chi
incarta loggetto acquistato, chi dà il resto, chi
ti stringe la mano. Sembra che la solidarietà corale
dello spirito della tribù continui a sopravvivere anche
negli interessi privatidei singoli, almeno
noi li consideriamo così.
Nel primo pomeriggio, arriviamo a Windhoek, dove ci
sistemiamo nella pensione Steiner, la stessa del nostro
arrivo in Namibia, Edomenica, i negozi sono chiusi,
tuttavia non tralasciamo di fare un bel giro a piedi. Latmosfera
è piacevole e rilassante. Dalla varietà e qualità
della merce esposta nei negozi si comprende che la città
gode di un certo benessere. Ora possiamo visitarla meglio
di quanto abbiamo fatto appena arrivati. I moderni
palazzi che ospitano prevalentemente banche e centri
commerciali si mescolano con gli edifici del passato in
stile bavarese a ricordo dellepoca coloniale.
Potrebbe essere una cittadina del nord Europa, se non
fosse per il colore della pelle della maggior parte delle
persone che si incontrano. Caratteristica è la via
principale, Indipendence Avenue e la facciata della
chiesa luterana, la Christuskirche, costruita agli inizi
del novecento.
Consumiamo la cena in un locale tipico indicato dalla
nostra guida: è frequentato solo da bianchi o meglio ad
un tavolo è seduta una famiglia composta da una donna di
colore molto giovane con il marito bianco, abbastanza
avanti negli anni e un bambino di pochi mesi con i
caratteri dominanti della madre. La differenza di età
tra i due è molto stridente. Mentre lui le parla, lei
non mostra alcun interesse alle sue parole o addirittura
un certo fastidio.
20° GIORNO lunedì 3 luglio
Mattinata trascorsa a WINDHOEK PARTENZA
Passiamo la mattinata in città per gli ultimi acquisti,
dato che oggi i negozi sono aperti. Verso mezzogiorno
ritorniamo alla pensione, ci riposiamo un poe prima
di arrivare in aeroporto, consegnamo lauto,
naturalmente in riserva come ci era stata data. Dopo un
accurato controllo del mezzo dal quale risulta che tutto
è in ordine, un driver ci accompagna allaeroporto
verso luna.
Nella hall troviamo lufficio dove è possibile
ottenere il rimborso del Vat, corrispondente alla nostra
Iva, esibendo gli scontrini fiscali di alcune spese
sostenute nei negozi.
Laereo decolla in perfetto orario, alle 15 e 10,
per Johannesburg, dove alle 19 e 10 ci imbarchiamo per
Francoforte.
Tutto procede bene durante il viaggio di ritorno, unico
inconveniente: allarrivo a Venezia, martedì 4
luglio, una parte dei bagagli non arriva; fortunatamente
questo disguido non si è verificato allandata.
Dopo due giorni, le valigie smarrite ci vengono
recapitate a casa da un corriere.
AGENZIA VIAGGI
XENIA VIAGGI
via Rinaldesca, 6
59100 Prato
tel. 0574- 603658 41633 24638
mail: xenia@masternet.it
REFERENTE LOCALE
NAMIBIA TRAVEL CONNECTION
4 Lorentz CTR Klein Windhoek
P. O. Box 90466
Windhoek, Namibia
tel. (00264) 061-2464427
Signora Agostinella Ribero
cell. (00264) 081-1243042
mail: trvel@ntc.com.na
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