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i diari dei viaggiatori diari namibia

 

NAMIBIA ON THE ROAD

di Alessandro e Sabrina

12-25 agosto 2008

 

giorno I,                mar. 12/08     CESENA – WINDHOEK

volo Lufthansa, Bologna-Francoforte-Johannesburg-Windhoek

giorno II,                mer. 13/08                WINDHOEK 

giorno III,                gio. 14/08                WINDHOEK - KEETMANSHOOP

giorno IV,                ven. 15/08                KEETMANSHOOP - AUS

giorno V,                sab. 16/08     AUS - SESRIEM

giorno VI,                dom. 17/08                SESRIEM - WELTEVREDE

giorno VII,                lun. 18/08                WELTEVREDE - SWAKOPMUND

giorno VIII,                mar. 19/08                SWAKOPMUND - VINGERKLIP

giorno IX,                mer. 20/08                VINGERKLIP - ETOSHA

giorno X,                gio. 21/08                ETOSHA

giorno XI,                ven. 22/08                ETOSHA

giorno XII,                sab. 23/08                ETOSHA - WINDHOEK

giorno XIII,                dom. 24/08                WINDHOEK - CESENA

giorno XIV,                lun. 25/08     volo Lufthansa, Windhoek-Johannesburg-Francoforte-Bologna

 

Namibia, l’Africa per principianti della Lonely, meta sempre più ambita nel cuore del continente nero. Un viaggio fai da te che può spaventare, ma che alla fine risulta facilmente realizzabile sia dal punto di vista organizzativo che economico. Abbiamo scelto questa destinazione perché avevamo voglia di un on the road che comprendesse grandi scenari e l’osservazione di animali in libertà…e poi perché il richiamo dell’africa è sempre irresistibile. In più non servono vaccinazioni e la Namibia è descritto (a ragione) da tutte le guide come un paese ben organizzato, sicuro e sostanzialmente privo di criminalità.

Il nostro itinerario comprende le località classiche dei tour organizzati (deserto del namib, cape cross, damaraland, etosha), senza la parte nord al confine con l’Angola, ma con l’aggiunta della zona meridionale al confine col Sudafrica. Abbiamo percorso complessivamente 4000 chilometri, di cui quasi 3000 su strada sterrata: una marcia un po’ forzata che però ci ha ripagato con la possibilità di vedere veramente tanto di questo meraviglioso paaese. Forse un paio di giorni in più sarebbero stati l’ideale per un tour come il nostro.

L’organizzazione come sempre parte dalla Lonely Planet e dai diari di viaggio di turistipercaso, grazie ai quali abbiamo conosciuto la Cardboard Box (Bismarck Street 15, Windhoek; tel. +264061256580, fax +264061256581, www.namibian.org, info@namibian.org), un’agenzia di Windhoek che ci ha assistito nella prenotazione degli hotel e dell’auto. Volendo è sufficiente fornire loro le date del viaggio per trovarsi l’itinerario pronto, ma noi li abbiamo contattati (Erika è stata sempre gentilissima e disponibile) dopo aver creato il nostro percorso; qui va dato il giusto merito e ringraziamento alla guida Ric di turistipercaso che è stato semplicemente fondamentale nella definizione del tour. Anche se non si ha intenzione di rivolgersi a loro, il sito della Cardboard è comunque una ricchissima miniera di informazioni, mappe, locations e notizie assolutamente utilissime per una buona organizzazione del viaggio: è possibile visionare moltissimi lodge, hotel e camping con mappe e prezzi, è possibile vedere le mappe delle principali aree e città, è inoltre possibile vedere le auto e calcolarne il costo. Abbiamo verificato che l’agenzia non applica alcuna maggiorazione sulle tariffe degli hotel (sono gli hotel stessi a pagare una quota sulle prenotazioni della Cardboard); proprio per questa onestà e chiarezza abbiamo deciso di procedere con le prenotazioni tramite loro. Ne vale la pena. Tutte le sistemazioni erano B&B, mentre per alcune avevamo compresa anche la cena; il pranzo è stato quasi sempre al sacco con generi alimentari acquistati nei market.

Complessivamente il viaggio è costato circa 5500 euro per due persone, tutto compreso.

Prima di iniziare il racconto vero e proprio di questa avventura ci sembra utile dare qualche informazione aggiuntiva.

Auto.

Come per tutti i viaggi on the road è importantissima la scelta dell’auto che diventa in pratica una seconda casa durante tutto l’itinerario. Noi abbiamo scelto una Toyota Hilux 4x4 e ne siamo stati felicissimi, anche perché la maggior parte delle strade è sterrata e non è affatto difficile forare, anzi quasi tutti i viaggiatori raccontano nei loro diari di aver cambiato almeno una ruota. Affrontare un simile tour con un’auto normale è possibile, ma non ci sentiamo di consigliarlo, anzi raccomandiamo di optare per un più costoso 4x4, sia per una questione di comfort che, soprattutto, di sicurezza alla guida. In particolare il modello che abbiamo scelto ci ha permesso di affrontare i lunghissimi tratti, spesso molto sconnessi, con relativa tranquillità e senza il mostruoso fastidio delle continue vibrazioni: un’auto potente con super-pneumatici adeguati alla strada e poderosa meccanica perfettamente adatta allo scopo. Tra le opzioni proposte dalla Cardboard abbiamo scelto la Advanced 4x4 Car Hire (Nickel Street 18, Windhoek; tel. +264061246832, cel. +2640812876932 Wayne), che ci ha fornito l’auto con assicurazione totale (compresi danni ai vetri e alle ruote, senza franchigia) e due ruote di scorta, per 11 giorni al costo di circa 900 euro. Consigliata.

In caso di problemi bisogna fare le riparazioni, pagare e presentare le ricevute al momento della riconsegna del veicolo.

Con questo genere di auto è anche possibile avere l’attrezzatura da campeggio, in pratica una tenda con scaletta che si monta sul tetto e consente di accamparsi senza doversi fermare negli hotel (il costo ovviamente è maggiore, ma si risparmiano i pernottamenti).

Strade.

Prima di tutto va detto che una mappa cartacea del paese è assolutamente fondamentale perché non sempre il gps funziona (abbiamo incontrato gente che l’aveva e l’ha definito inutile) e soprattutto non sempre le indicazioni e gli indirizzi che si trovano in giro sono corretti ed attendibili. Noi abbiamo acquistato online, per 12 euro spedizione compresa, la nostra mappa presso la VEL (Libreria del viaggiatore, via Angelo Custode 3, 23100 Sondrio, tel/fax 0342218952, vel@vel.it, www.vel.it, sig. Ennio).

La guida è all’inglese, si marcia sul lato sinistro e il guidatore siede a destra: con un po’ di pratica ci si abitua ad imboccare le strade al contrario e a cambiare con la sinistra. Le strade namibiane sono distinte per importanza e contrassegnate da lettere e numeri: le strade B (B1, B2…) sono le principali arterie e sono asfaltate, le C (C34, C19…) sono strade principali sterrate, le D (D2743…) sono strade secondarie sterrate, le P sono strade che danno accesso a fondi privati, spesso chiuse da cancelli. A volte il fondo è ottimamente battuto e spianato, a volte è sabbioso e/o ghiaioso, a tratti è molto sconnesso, sempre è pieno di buche (che a volte sono voragini) e sassi di ogni dimensione più o meno taglienti. Non è assolutamente detto che il fondo di una C sia migliore di quello di una D e non è raro trovare cancelli chiusi anche su una strada pubblica: in questi casi basta scendere dall’auto, aprire il cancello, passare e richiuderselo alle spalle (!!!). Guidando su questo genere di strada abbiamo capito che le frequenti forature non sono dovute tanto a chiodi o simili, ma sostanzialmente all’effetto delle pietre più grosse o acuminate sulle ruote lanciate ad elevate velocità. Spesso infatti anche su sterrata il limite è di 100 km/h, ma quasi sempre il limite di sicurezza deve essere molto più ridotto: quasi mai noi abbiamo superato gli 80 km/h ed abbiamo sempre cercato di evitare le pietre più insidiose e le buche più pericolose, percorrendo molti lunghi tratti anche a 40 km/h. Non abbiamo mai forato.

Per questo ci sentiamo di dire che forse siamo stati fortunati, ma che sicuramente la nostra guida prudente e attenta ci ha risparmiato più di un rischio. In questo modo guidare risulta un po’ più stressante perché comunque si è più concentrati sulla strada che sul panorama, ma alla fine può evitare dolorose seccature.

Le indicazioni, per località, hotel o strade, ci sono e sono sempre attendibili e precise, le strade non sono certo molte e sbagliare è oggettivamente difficile; va detto che spesso ci si trova a guidare nel nulla senza alcun riferimento per decine di chilometri e il rischio di scoraggiarsi o dubitare della strada è reale: state tranquilli perché anche se sembra impossibile troverete il cartello giusto al momento giusto.

L’ultima considerazione riguarda le località indicate sulle mappe: attenzione perché di città ne incontrerete ben poche, spesso attraverserete borghi di quattro case sparse e a volte quello che sembra indicato come un paesino non è altro che un incrocio, una capanna o un semplice bidone con una scritta.

Soldi.

Si usano solo dollari namibiani (cambio 1 euro = 11,48 N$) o rand sudafricani (1 rand = 1 N$) e si paga quasi sempre in contanti. Carte di credito accettate in qualche ristorante e in pochi negozi; attenzione perché al distributore di benzina si paga sempre e solo in contanti. Consigliamo di cambiare subito una discreta somma all’aeroporto, sia perché i tassi sono molto onesti sia perché risulterà uno dei pochissimi luoghi in cui ci sarà l’occasione di cambiare (noi con un migliaio di euro siamo stati a posto per tutto il viaggio). Al ritorno si possono cambiare i N$ in euro sempre all’eroporto solo dalla parte del gate, quindi non nell’atrio principale, ma dopo il controllo di sicurezza.

Meteo e Abbigliamento.

In questo periodo è inverno e la stagione è particolarmente secca, quindi non esistono possibilità di trovare cattivo tempo. Solo nell’estremo sud possono arrivare perturbazioni dal sudafrica, ma raramente portano pioggia, al massimo qualche nuvolone nero e venti forti. Le temperature subiscono forti oscillazioni diurne: di giorno sono comprese tra 23 e 28°C, mentre di notte scendono a 5-8°C, soprattutto nella zona meridionale e centrale. Sulla costa atlantica è sempre più ventoso e si conseguenza la sensazione di fresco è più accentuata. Procedendo verso nord le minime salgono progressivamente fino a 15-16 °C.

L’abbigliamento “a strati” è il più indicato, ma è opportuno portare un piumino o qualche capo molto pesante se si intende visitare il sud, mentre a nord si sta bene in maglietta e pantaloncini. Scarpe da tennis e/o da trekking.

giorno I,                mar. 12/08     CESENA – WINDHOEK

L’urgenza di bloccare i pochi posti disponibili nei campsite di Etosha ci ha costretto ad anticipare i tempi, così a gennaio abbiamo già prenotato il volo: abbiamo volato con Lufthansa (prenotato su lufthansa.com dopo aver fatto la tessera di accumulo miglia Miles & More) via Francoforte e Johannesburg al considerevole costo di circa 1200 euro a testa. L’unica compagnia che opera un diretto dall’europa per la namibia è la tedesca LTU (ltu.com) che però esaurisce in fretta i suoi pochi posti e non sempre pratica tariffe vantaggiose. Il lungo volo notturno consente di arrivare a windhoek in mattinata e di avere ancora buona parte del giorno a disposizione. Era la prima volta che ci servivamo di lufthansa e ne siamo stati contenti: servizio impeccabile, voli puntualissimi e nessun problema coi bagagli.

PASTI: in aereo.

PERNOTTAMENTO: in aereo.

 

giorno II,                mer. 13/08                WINDHOEK 

Come da programma arriviamo a Windhoek alle 12:30 (in questo periodo –1 ora rispetto all’Italia) e ad attenderci c’è l’addetto della Advance 4x4 che ci porta nell’ufficio in città per il ritiro del veicolo. Prima però ci consiglia di cambiare gli euro in dollari namibiani: ottima scelta perché durante il tour sarà veramente difficile trovare altre occasioni per un cambio. Impieghiamo quasi un’ora per arrivare all’ufficio di Windhoek perché l’aeroporto dista più di 40 km dalla città: pare sia stato costruito in una piana così lontano per garantire la sicurezza degli atterraggi, resi difficili dalle numerose colline su cui sorge e che circondano la capitale. La nostra Hilux è veramente un macchinone ed è molto meno spartana (nelle linee e negli interni) di quanto ci aspettavamo: proprio una bella macchina. Wayne, il titolare del rental car è un ragazzone tedesco con una bella pancia da birra, molto gentile, chiaro e preciso…ci spiega tutto della macchina, ci consegna un paio di ottime mappe del paese e di Windhoek e ci fa ripercorrere tutto l’itinerario per darci i suoi migliori consigli tappa per tappa. Saliamo in macchina (occhio al freno a mano a sinistra sotto il volante) e ci dirigiamo subito verso il distributore di benzina, visto che siamo praticamente a secco. La benzina (Unleaded 95) costa circa 9,80 N$ al litro (pari a circa  0,85 euro/litro) e il nostro serbatotio ne contiene quasi 140. Da qui alla fine del viaggio per 4000 km spenderemo circa 4800 N$ (pari a circa 415 euro). Attenzione: in Namibia è assolutamente consigliabile fare il pieno ben prima di arrivare a metà serbatoio, e comunque quando se ne ha l’occasione, perchè spesso tra un distributore e l’altro possono esserci diverse centinaia di chilometri.

Breve passaggio al Terra Africa per depositare i  bagagli e via verso il centro città per salutare Erika della Cardboard e per fare un po’ di spesa per i giorni seguenti (acqua, frutta, dolci…). Siamo stati costretti ad acquistare anche un adattatore di corrente perchè il nostro multiuso non andava bene, visto che Namibia e Sud Africa hanno prese del tutto speciali non compatibili con nessuna della altre al mondo. Trascorriamo il resto del pomeriggio a passeggio per il centro di Windhoek, curiosando tra i negozi (carissimi) e prendendo contatto con la nuova realtà. Windhoek appare come una media cittadina europea, con palazzi in stile europeo ed un “centro” che di fatto si riduce alla via principale su cui si affacciano i negozi ed i ristoranti. Lo stile e la gestione sono di stampo europeo, in particolare tedesco, e l’influenza teutonica è molto forte e percepibile in tutti i settori. Ad esempio tutti gli hotel e la stragrande maggioranza dei negozi e delle attività commerciali sono gestiti da bianchi germanici, mentre i neri sono camerieri, commessi, cassieri, giardinieri, ecc… Non ci dilunghiamo volutamente sulle antiche questioni razziali, ma diamo solo testimonianza di uno stato di fatto inconfutabile.

Una nota sul parcheggio in città: quando si lascia l’auto si viene quasi sempre avvicinati da tipi dall’aspetto più o meno affidabile che però sono veri posteggiatori autorizzati (hanno un cartellino) e, per una decina di N$, custodiscono la vettura. Per sicurezza consigliamo di rispondere “yes” al loro cenno e di dar loro qualcosa al ritorno: non si sa mai, almeno la macchina la guardano. Essendo inverno alle 18 è notte fonda e dopo mezz’ora i ristoranti sono già pieni di gente: meglio andare a cena abbastanza presto perchè alle 21 non c’è già più nessuno in giro. La nostra prima cena risulterà anche una delle migliori di tutto il viaggio: su consiglio del Terra Africa scegliamo la Joe’s Beerhouse, un locale caratteristico che serve specialità namibiane, tra cui eccellente carne, in particolare il cosiddetto “game”…zebra, kudu, struzzo, springbook, orice, coccodrillo…tutto veramente squisito ad un ottimo prezzo. E’ meglio prenotare: noi non l’avevamo fatto ed abbiamo rischiato di non trovare posto…per punizione ci hanno fatto sedere ad un tavolo con sedie-wc (o wc-sedie, fate voi). A questo punto vogliamo fare una segnalazione particolare per il Terra Africa, perchè quasi mai nel mondo abbiamo riceuto un’accoglienza tanto calda, sincera e familiare. La disponibilità, la gentilezza e la squisita cortesia del giovane gestore, oltre che l’eccellente cucina (provata l’ultima sera), sono valori speciali ed importantissimi che si aggiungono alla bellezza della guesthouse, curata nei minimi dettagli di arredo interno ed esterno. Non serve aggiungere che consigliamo vivamente di sceglierla come sistemazione a Windhoek.

PASTI: cena alla Joe’s Beerhouse, Nelson Mandela Avenue 160, PO box 5040 Windhoek – tel/fax +264061232457 – info@joebeerhouse.com - www.joebeerhouse.com, 250N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Guesthouse Terra Africa, Kenneth McArthur Street 6, Windhoek - tel: +264 (0)61 252 100
Fax: +264 (0)61 252 020 - info@terra-africa.com.na -
www.terra-africa.com.na, camera 720N$ con colazione.

 

giorno III,                gio. 14/08                WINDHOEK - KEETMANSHOOP

Colazione ricchissima al Terra Africa e poi via verso sud lungo la B1, la principale strada che taglia tutto il paese dall’Angola al Sud Africa: la destinazione è Keetmanshoop, un’anonima località a circa 500 km dalla capitale. Appena fuori da Windhoek ci imbattiamo in un gruppo di babbuini a bordo strada…cominciamo bene…in realtà non ne vedremo più fino all’ultimo giorno. Il trasferimento è abbastanza lungo, ma la strada è asfaltata e il traffico praticamente inesistente, così si procede spediti a 120 all’ora (è il limite) con qualche sosta nelle aree di attrezzate (due panchine e un tavolo di cemento sotto un albero, quando c’è) che ogni tanto si incontrano. A Mariental impariamo a conoscere i supermercati della catena Spar, che oltre ad essere molto ben forniti ofrono anche la possibilità di fermarsi all’interno per mangiare. Hanno infatti una piccola area con sedie e tavoli vicino al banco gastronomia dove si possono consumare i prodotti, anche di rosticceria, appena acquistati.

Poco prima di Keetmanshoop imbocchiamo la deviazione per la Quivertree Forest (quiver@iafrica.com.na, tel. +26463222835), un piccolo parco che comprende una zona coi caratteristici alberi di kokerboom ed un’altra con giganteschi massi detta Giant’s Playground. Proprio all’ingresso ci aspetta una sorpresa, perché il parco ospita e riabilita alcuni ghepardi, non certo addomesticati ma nemmeno tanto spaventati dalle persone che li guardano al di là della rete. Mentre paghiamo il biglietto la ragazza alla reception ci dice che se aspettiamo qualche minuto potremo vederli mangiare…a dire la verità non ci sembra un grande spettacolo, ma già che ci siamo restiamo. In realtà il pasto del ghepardo è un’occasione per avvicinare clamorosamente gli animali, tanto che la ragazza arriva con un capretto, lo getta alla belva e ci invita ad entrare nel recinto. Roba da matti! Siamo un po’ perplessi, ma pensiamo che sappia quello che dice, così entriamo…ma non è ancora finita: mentre la creatura sgranocchia il capretto a due metri da noi la responsabile ci fa cenno di avvicinarci e con la mano fa il gesto della carezza…pazzesco! Stavolta sta scherzando di sicuro. Invece non scherza per niente… Non posso resistere…mi avvicino, allungo la mano verso la testa dell’animale e questo si alza, mi mostra i denti e mi soffia atrocemente…dire che ho avuto paura è molto riduttivo. Comunque la ragazza è lì con me e mi dice di non esitare, così riprovo e davvero accarezzo per dieci secondi la belva sulla testa…mentre mangia! Lasciando da parte le considerazioni su queste povere bestie ridotte quasi ad animali da circo, rimaniamo comunque perplessi sull’opportunità di una simile cosa: va bene che il ghepardo è abituato, che c’è lì la responsabile ecc…, ma comunque è un ghepardo quasi selvatico che magari di fronte ad un numero maggiore di persone (con flash, gesti, odori…) si può agitare, irritare, e forse anche reagire in modo imprevedibile. Speriamo che sappiano quello che fanno. Punto. Proseguiamo con la visita agli alberi (belli, caratteristici e fotogenici) e andiamo anche a dare un’occhiata al Giant’s Playground. Quest’ultimo si può tranquillamente saltare, ma essendo compreso nel biglietto ci si può dare un’occhiata. Arriviamo a Keetmanshoop con le ultime luci del giorno e fatichiamo più del previsto a trovare l’hotel; in realtà la mappa che usano per i clienti è sbagliata e quindi abbiamo girato a lungo a vuoto. L’hotel sembra l’Overlook di Shining…specializzato in servizio per meeting e grandi gruppi. Comunque risulta pulito, il personale gentile e la cucina è decisamente buona.

PASTI: pranzo al sacco, 30N$ al market; cena al Canyon Hotel, 200N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Canyon Hotel, Keetmanshoop – tel. +26463223361  – canyon@namibnet.com, camera 880N$ con colazione.

 

giorno IV,                ven. 15/08                KEETMANSHOOP - AUS

Oggi ci aspetta la prima grande visita del viaggio: il Fish River Canyon, nell’estremo sud del paese, a due passi dal Sud Africa. Descritto come il Grand Canyon d’Africa, non tradisce le attese, anche se l’organizzazione interna non è certo paragonabile a quella americana. Il canyon è certamente bello e spettacolare, ma i view points accessibili a piedi sono pochi ed i trail al suo interno sono complicati da organizzare perché devono essere guidati e durano diversi giorni. Nel complesso comunque bisogna andarlo a vedere perché è veramente notevole. Non meno selvaggio è il percorso che conduce al canyon stesso. Noi abbiamo scelto (e lo consigliamo a tutti) di entrare dalla parte di Hobas, la più a nord, percorrendo un tratto di B4 verso Luderitz, la C12 direzione Grunau ed infine la D601 verso Hobas entrance. Qui occorre fare molta attenzione perché le mappe non sono affatto precise, le distanze indicate e i lodge riportati non corrispondono alle effettive posizioni: per evitare di scoraggiarsi e di sbagliare, visto che si procede su una brutta sterrata per decine di chilometri nel nulla col dubbio di aver sbagliato strada (e si corre il rischio di andare ad Ai-Ais troppo più a sud), prendete come riferimento la Canyon Roadhouse  (evidentissima a destra), superatela e dopo circa 15 km svoltate a destra per l’ingresso del canyon. Da Keetmanshoop noi abbiamo impiegato quasi tre ore per arrivare al Canyon; la visita vera e propria non richiede più di due ore. Il biglietto di ingresso costa 170 N$ in due più una macchina; volendo si può anche campeggiare all’interno del parco, dotato di tutti i servizi. L’ufficetto in cui si paga l’ingresso fornisce anche pasti caldi e bevande ad ottimi prezzi: noi ci siamo fermati a pranzare con due hamburger giganti e patatine. Ripercorriamo la stessa strada dell’andata e riguadagnamo la bella B4 verso Aus.

Vorremmo fare in tempo ad arrivare per vedere i famosi wild horses, cavalli selvaggi del deserto che, secondo le teorie più accreditate, sarebbero i discendenti dei cavalli abbandonati nell’ultima guerra durante la ritirata. E’ stato creato un punto di osservazione (una tettoia con vista su una pozza artificiale) a circa 20 km dopo Aus, verso ovest: dalla B4 si prende la deviazione a destra verso Feral Horses (ben indicata) e si procede per circa un chilometro su sterrata sabbiosa verso Garub Pan. Come prevedibile i cavalli non sono lì ad aspettarci (se no non sarebbero wild), così facciamo qualche foto al bel panorama con la luce del tramonto e torniamo verso Aus per raggiungere il Klein Aus Vista. Lungo la strada vediamo springbook, struzzi e orici, qualche foto, qualche esclamazione di meraviglia (sono i primi animali del viaggio) e si arriva all’hotel. Qui è opportuno fare qualche osservazione su questo bellissimo lodge. Si trova circa 3 km ad ovest di Aus e l’ingresso è ben segnalato sulla B4 e comprende un enorme territorio su cui sono sparpagliate le casette per i clienti. Il corpo principale ha comunque diverse stanze e nelle vicinanze c’è l’area attrezzata per il campeggio. Noi abbiamo uno dei mini appartamenti più “prestigiosi” e caratteristici, detti Eagle’s Nest (il nostro si chiama Mountain View): ci consegnano la chiave alla reception e ci forniscono una mappa…Di fronte alle nostre facce stupite ci spiegano che gli eagle’s nest sono a circa 7 km dal corpo principale, sempre all’interno della proprietà. In pratica ogni casetta è del tutto indipendente (per forza…) ed è costruita letteralmente sulla roccia, anzi le rocce sono anche dentro la casa e l’arredo (tutto legno e pietra che sembra una baita di montagna) è realizzato attorno ai massi stessi. Semplicemente stupendo. L’unico problema è che da queste parti l’inverno è inverno e risulta subito chiaro che le questioni circa l’isolamento dei fabbricati non sono tenute in gran conto. Infatti le pareti sono solo appoggiate alla roccia della montagna e dalle fessure (per modo di dire, visto che ci passa una mano) entra il vento gelido della sera. Accendere il camino e stare sotto i pesantissimi piumoni aiuta, ma spogliarsi per fare la doccia e uscire dal letto la mattina (con la testa congelata) sono esperienze da uomini veri. Penso di non esagerare dicendo che quella notte c’è stato un freddo mannaro. A parte questo il posto è realmente bellissimo e merita. Prima della doccia comunque avevamo cenato al lodge (tutto buono, ma niente di speciale) e sulla via del ritorno, a cento metri dalla casetta, abbiamo incontrato i cavalli selvaggi che, essendo selvaggi, vanno dove gli pare e stavolta avevano deciso di venirci a trovare direttamente a casa.

PASTI: pranzo al Fish River Canyon Campsite, 70N$ in due; cena al Klein Aus Vista, 250N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Klein Aus Vista, Keetmanshoop – tel. +26463258116  – ausvista@namibhorses.com, www.namibhorses.com, camera 890N$ con colazione.

 

giorno V,                sab. 16/08     AUS - SESRIEM

Visto che in camera non ci sono prese il personale del lodge permette di caricare i propri apparecchi tecnologici alla reception, così ne approfittiamo mentre facciamo colazione. Per arrivare al Namib da Aus si deve percorrere la C13 verso nord e poi le D407 e D826, per un totale di circa 5 ore di guida, tutte su strada sterrata. Su consiglio degli esperti decidiamo di deviare subito sulla D707, una pista ben poco frequentata che però ci riserva scorci di paesaggio veramente mozzafiato. La deviazione ci costa quasi un’ora di viaggio, però alla fine siamo contentissimi di averla fatta ed anzi la consigliamo perché rimarrà una delle strade più belle e spettacolari di tutto il viaggio. Va detto che comunque la parte meridionale del paese è tutta molto più ricca, in termini di paesaggi, della parte nord, molto più brulla e deserta e certamente meno piacevole da percorrere. A circa metà strada, dopo essere tornati sulla D407, facciamo un’altra deviazione per il Duwisib Castle, una ex residenza privata appartenuta ad un eccentrico tedesco che la realizzò a somiglianza di un castello bavarese. La visita ci lascia un po’ delusi perché, a parte la singolarità di trovare un castelletto nel deserto namibiano, l’interno non contiene altro che pochi mobili e l’attesa collezione di armature non c’è più: forse non vale la pena perdere due ore per una deviazione di quasi 80 km tra andata e ritorno. Procediamo senza più fermate verso Sesriem, la località di riferimento per l’ingresso al parco nel deserto del Namib, dove arriviamo poco prima del tramonto. Alloggeremo al Sossusvlei Lodge, situato proprio a due passi dall’ingresso del parco. La scelta risulta abbastanza costosa, ma la possibilità di essere ai cancelli in tempo per l’apertura (all’alba) può meritare il sacrificio. Nelle vicinanze del parco infatti non ci sono altre strutture, se non un campeggio, e i primi hotel o guestfarm distano diversi chilometri. Il lodge è bellissimo e ciascuna camera è in realtà un casetta indipendente con splendida vista sulla savana; la zona letto è ricavata in veranda, chiusa da tende-zanzariera tipo campo safari: molto molto bello e tipico. Alla meraviglia della sistemazione non corrisponde però un uguale comfort nelle notti ventose, in quanto la tenda sbatte continuamente e rumorosamente sui sostegni e risulta davvero complicato dormire con continuità. La cena a buffet proposta dal lodge è eccellente sia per varietà che per qualità delle portate, sia di stile europeo che, in particolare, di stile namibiano.

PASTI: pranzo al sacco; cena al Sossusvlei Lodge.

PERNOTTAMENTO: Sossusvlei Lodge, Sesriem – tel. +26463693223  – reservations@sossusvleilodge.com, www.sossusvleilodge.com, camera 2420N$ con colazione e cena.

 

giorno VI,                dom. 17/08                SESRIEM - WELTEVREDE

L’Adventure Center del lodge offre numerose possibilità di escursioni organizzate nel deserto, dalle camminate ai giri in fuoristrada fino ai voli in pallone aerostatico; i prezzi sono comunque quasi proibitivi, così pensiamo sia sempre meglio organizzarsi da soli. Dicevamo della vicinanza all’ingresso del parco: se si ha intenzione di godersi i colori delle prime luci del giorno è assolutamente obbligatorio presentarsi al cancello prima dell’apertura, per evitare di restare intrappolati nella lunga fila di veicoli che in pochi minuti si forma. L’alba a queste latitudini, così come il tramonto, è velocissima ed il sole sale rapidissimo in cielo facendo svanire le caratteristiche ombre lunghe sulle dune di sabbia rossa. Per questo siamo al gate prima delle 6:30 e già abbiamo una decina di macchine davanti a noi. L’ingresso è in realtà un pre-ingresso, dopo il quale c’è un ulteriore sbarramento con la biglietteria (80N$ per persona + 10N$ per auto); Sossusvlei è poi altri 60 km più avanti, quindi è tecnicamente quasi impossibile arrivarci in tempo per l’alba. Dalla biglietteria infatti si assiste ad una vera e propria corsa tra gli automobilisti per ripartire più in fretta possibile alla volta del deserto, ma secondo noi non serve lanciarsi in questa assurda competizione, ma conviene “accontentarsi” delle dune che si incontrano lungo la strada, come ad esempio la celeberrima duna 45 (a 45 km dal gate) che offre comunque uno spettacolo di valore assoluto. Essere tra i primi ad entrare è comunque utile per godersi le dune in pace con poche altre vetture, altrimenti l’affollamento diventa fastidioso, soprattutto con l’arrivo dei numerosi bus turistici.

Dunque ci fermiamo alla duna 45 (e anche qualche altra volta prima), veramente spettacolare, e poi proseguiamo fino alla fine del percorso a Sossusvlei. Qui c’è il cosiddetto parcheggio auto 2x4, da cui si snoda l’ultimo tratto di strada su sabbia: si può procedere da soli o farsi portare dalle navette del parco. Il percorso non appare difficilissimo, ma alcuni tratti appaiono veramente insidiosi e ci sentiamo di sconsigliare l’avventura da soli, anche perché abbiamo visto più di un fuoristrada penosamente insabbiato in attesa di soccorso. Meglio quindi salire su una navetta e stare sicuri di non perdere inutilmente tempo; navetta che comunque costa 110N$ a persona e si può tranquillamente classificare tra i furti. Le zone più caratteristiche sono senza dubbio Hidden Vlei e Dead Vlei: la prima è raggiungibile con un trail di circa 2 km dal parcheggio 2x4, mentre la via per la seconda viene notevolmente accorciata dal trasferimento in navetta (sarebbero circa 3 km solo andata). Tuttavia non visitare la spetatcolare Dead Vlei è un peccato, pertanto ci facciamo scortare dalla navetta e la raggiungiamo a piedi. Inutile dire che la vista è spettacolare: si è immersi in un mare di onde arancioni e si cammina nella sabbia finissima. Il sole è abbastanza caldo, ma non eccessivamente; ben più fastidioso è il forte vento del vicino oceano che solleva grandi nubi di sabbia e polvere (attenzione alla tecnologia). Tra una scalata e l’altra, tra una foto e una ripresa, arriviamo al punto caratteristico con gli alberi neri fossili, la terra secca e bianca e lo sfondo infuocato delle dune, immortalato in tutti i cataloghi. Facciamo le nostre cartoline e ci godiamo (visto che non ci sono ancora molte persone) il luogo. Il sito non è altro che una piccola valle tra dune giganti, pertanto la sosta non è lunghissima; così ci prendiamo un po’ di tempo per rilassarci in cima ad una duna e poi torniamo a prendere la navetta. Attenzione: conservate il foglietto che vi danno come ricevuta all’andata perché viene richiesto per tornare indietro; altrimenti vi fanno pagare di nuovo. Giunti al parcheggio 2x4 ritroviamo la nostra auto e ci consideriamo sazi di foto e dune e decidiamo di andare a dare un’occhiata al Sesriem Canyon, poco fuori dal parco. Prima di raggiungere l’uscita ci fermiamo nuovamente alla duna 45 per fare le foto con una luce diversa, visto che all’alba una metà era completamente in ombra. Il biglietto di ingresso vale un giorno intero, quindi volendo è possibile entrare e uscire più volte.

Il Sesriem Canyon si raggiunge dopo un paio di chilometri di una brutta sterrata che si imbocca dal distributore di benzina. Non si paga alcun biglietto e consiste in un piccolo e stretto canyon roccioso percorribile a piedi senza alcun timore: il percorso completo è lungo pochi chilometri, ma noi ne percorriamo solo una parte e poi torniamo indietro. Niente di speciale a dire la verità, ma comunque interessante: può valere la pena farci un salto se si ha un po’ di tempo a disposizione. Non faremmo in tempo a rientrare a Sossusvlei pewr il tramonto, così ci dirigiamo verso la Weltevrede Guestfarm che si trova a circa 45 minuti da Sesriem in direzione nord. Abbiamo scelto questa location non tanto per il costo clamorosamente più basso del Sossusvlei Lodge, ma piuttosto perché ci ricordava uno dei siti principali descritti nei romanzi di Wilbur Smith. E qui la grandissima delusione: non è quel posto lì. La proprietaria (tedesca, neanche a dirlo) mi dice che molti le chiedono la stessa cosa, ma il sito descritto nei romanzi è da un’altra parte e lei non sa dove. Facciamo finta di essere comunque lì e ci godiamo la guest farm che è molto carina ed accogliente. Le stanze non sono molte, sono arredate con gusto e sono strutturate come piccoli bungalows con veranda sul tramonto e posto auto davanti alla porta. In pratica i proprietari vivono davvero lì ed offrono vitto e alloggio ai pochi ospiti, tutto di produzione propria. La cena è veramente ottima, in un contesto davvero caratteristico: consigliamo, anche a chi non ama Wilbur Smith, di fermarsi a Weltevrede dopo la visita al deserto.

PASTI: pranzo al sacco; cena a Weltevrede.

PERNOTTAMENTO: Weltevrede Guestfarm – tel. +26463683073  – aswarts@mweb.com.na, www.weltevredeguestfarm.com, camera 900N$ con colazione e cena.

 

giorno VII,                lun. 18/08                WELTEVREDE - SWAKOPMUND

Oggi, contagiati dal clima sereno e tranquillo della fattoria, ce la prendiamo un po’ più comoda e consumata la colazione non partiamo prima delle 8:30. Si va verso nord (e si sente dal continuo aumento delle temperature) e l’obiettivo di oggi è fare un salto a Walvis Bay e concederci una passeggiata per le vie di Swakopmund. Prendiamo la D826 che ci porterà fino alla C14 verso la costa atlantica. La strada è come d’abitudine sterrata, ma riusciamo a tenere una buona andatura. Il panorama non è affatto male, in particolare la zona montagnosa del Garub Pass non lascia certo indifferenti. Dopo circa 4 ore siamo a Walvis Bay e ci accoglie una sorprendente distesa di dune dorate, tra cui la famosa duna 7, meta preferita dai locali per il sandboarding. La città, perché stavolta di città si tratta, è di chiaro stampo europeo e non nasconde la sua antica natura industriale: è uno dei porti principali di tutta la costa atlantica africana e numerose sono le petroliere e le grandi navi da pesca che si vedono al largo. Ci concediamo una sosta in un locale di una catena di fastfood sudafricana (molto buono e caratteristico) e siamo di nuovo in marcia verso Swakopmund, sulla bella asfaltata B2 che corre parallelamente alla costa. In meno di un’ora siamo alla Pension Rapmund di Swakopmund, un’altra città tedesca prestata alla Namibia. Gli edifici sono però più curati e stilisticamente gradevoli; il centro cittadino ha anche un’area pedonale con negozietti e ristoranti. Vale veramente la pena pensare di trascorrere qualche ora di relax a passeggio per le sue vie. A ridosso della spiaggia, poco prima della zona pedonale e davanti al caffè Antoin ed alla Pension Rapmund stessa, c’è un mercatino di artigianato in cui numerosi locali vendono sculture in legno e tutta l’oggettistica tradizionale. Non saranno oggetti pregiati namibiani, ma difficilmente ne uscirete senza almeno un pezzo di legno africano tra le mani. Anche la zona dei negozi è molto carina, anche se i prezzi sono diversi da quelli praticati in spiaggia. Una piacevole sorpresa è stato il Sunsetcraft Souvenirs, sulla Sam Nujoma Avenue poco fuori dall’area pedonale, l’unico negozio gestito da neri che abbiamo incontrato: i prezzi sono buoni, i gestori sono gentilissimi e fanno pacchi resistentissimi adatti alle turbolenze delle stive degli aerei. Due parole sull’alloggio: la Pension Rapmund non si distingue certo per l’aspetto, ma è in posizione privilegiata a due passi dal centro e dalla spiaggia, offre un servizio semplice, ma teutonicamente impeccabile, ha un parcheggio auto sempre vigilato anche di notte e pratica prezzi assolutamente concorrenziali. Per questo va senza dubbio consigliata per il soggiorno a Swakopmund.

PASTI: pranzo all’Hickory Creek a Walvis Bay, 120 N$ in due; cena al Western Saloon a Swakopmund, 150N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Hotel Pension Rapmund, Bismarck Street 6-8, Swakopmund – tel. +26464402035  – rapmund@iafrica.com.na, www.hotelpensionrapmund.com, camera 500N$ con colazione.

 

giorno VIII,                mar. 19/08                SWAKOPMUND - VINGERKLIP

Il programma di oggi prevede la visita alla colonia di leoni marini a Cape Cross per poi arrivare al Vingerklip, nel Damaraland. Prima però cediamo al demone degli acquisti e torniamo al Sunsetcraft Souvenirs per far nostra la giraffona da un metro e mezzo che avevamo visto il giorno prima e che tutta la notte aveva visitato il nostro sonno. Il pacchetto di cartone rigido è deluxe, a prova di stiva, e lo porto come una lancia il cavaliere alla giostra. Ora abbiamo un nuovo pensiero: proteggere la giraffa a costo della vita e farla arrivare sana e salva a casa. Per il momento occuperà il sedile posteriore della macchina.

Da Swakopmund servono quasi due ore per arrivare a Cape Cross, che comunque è accessibile solo dalle 10. La strada è sterrata, ma si riesce a tenere una buona andatura; solo gli ultimi chilometri, dopo il cancello della biglietteria (190N$ due persone + un’auto), sono pessimi e si procede pianissimo. Sulla spiaggia c’è un camminamento per i visitatori con vista sulle rocce: gli animali sono tantissimi ed occupano un’area vastissima. Adulti e piccoli, stesi al sole o in acqua, che litigano o piangono…tutti rumorosi ed apparentemente indifferenti alla presenza delle persone, che comunque sono a distanza di sicurezza. La visita alla fine è abbastanza breve e, a parte la sensibilità personale o il desiderio di scattare foto come giapponesi, dura una mezzoretta. Proseguendo verso nord si arriva alla Skeleton Coast, ma i giudizi delle guide e i commenti poco entusiasti dei viaggiatori ci fanno decidere di tornare indietro verso Henties Bay (da lì parte la C35 per Uis). Alla fine concluderemo che è stata la scelta migliore perché probabilmente non saremmo arrivati in tempo al Vingerklip. Lungo la strada non possiamo fare a meno di notare i cartelli con un omino col pesce in mano…in pratica indicano i punti di attracco delle barche dei pescatori che poi vendono il pesce direttamente sulla spiaggia. Sul ciglio ci sono poi bidoni di lamiera con sopra grossi blocchi di sale grezzo: i locali li raccolgono e li lasciano lì per i passanti, insieme ad una scatoletta di plastica in cui mettere un’offerta (ci sarebbe anche un tariffario scritto col gesso, ma di dollari nemmeno l’ombra). Arriviamo quindi ad Henties Bay ed imbocchiamo la C35: la strada in assoluto più desolata di tutto il viaggio. Ci sono circa 130 km per arrivare ad Uis, poi altri 100 per arrivare a Khorixas: si procede per oltre 3 ore in mezzo al nulla più totale, la strada di sabbia e ghiaia bianca si confonde con il terreno circostante (pure bianco per le incrostazioni saline), perfettamente piano e senza un albero a perdita d’occhio. Procediamo spediti con il pensiero alla strada, evitando ogni sassolino ed ogni avvallamento: un problema meccanico qui ci spaventa più di un leone sul sedile posteriore. Incrociamo forse tre veicoli (non che nel resto del viaggio ne abbiamo incontrati molti di più) e piano piano cominciamo a vedere il paesaggio che cambia: compare qualche albero rinsecchito, qualche cespuglio, all’orizzonte si vede una collina, poi una quasi montagna verde…arriviamo nel Damaraland, una delle regioni più belle, a due passi dall’Etosha. Il Vingerklip si raggiunge dopo circa 50 km di C39, svoltando a destra sulla D2743 e seguendo le sempre ottime indicazioni. Non nego che ritrovare la strada asfaltata sia stato un sollievo: in pratica ce l’avevamo fatta, da qui alla fine non erano previste più sterrate (se non all’etosha) e di fatto potevamo assaporare la gioia di aver attraversato la Namibia senza forare. Per scaramanzia non dico nulla, ma dentro esulto come per un goal ai mondiali.

Il nome del lodge (e dell’intera zona) deriva dalla presenza di una caratteristica enorme roccia che, altissima e sottile, si staglia solitaria nella pianura come un dito puntato al cielo. La piana attraversata dalla D2743 ricorda un po’ la monument valley americana, con le dovute proporzioni ovviamente, e il Vingerklip si trova proprio al centro di queste particolari formazioni rocciose con una spettacolare vista a 360 gradi. Il lodge è semplicemente stupendo e le camere sono in realtà casette indipendenti con terrazzo panoramico inserite in un giardino tropicale ottimamente curato e organizzato. Dalla nostra stanza si vede anche la piccola pozza artificiale del lodge che a sera si animerà parecchio (springbooks, kudu, facoceri, impala…). Non solo la struttura, ma anche la cucina del Vingerklip è di primissimo livello e alla fine siamo contentissimi di aver speso qualcosa in più per questa notte. Va comunque detto che tutte le sistemazioni che abbiamo provato sono state di ottimo livello.

PASTI: pranzo al sacco; cena al Vingerklip Lodge.

PERNOTTAMENTO: Vingerklip Lodge – tel. +26467304716  – vingerkl@mweb.com.na, www.vingerklip.com.na, camera 1632N$ con colazione e cena.

 

giorno IX,                mer. 20/08                VINGERKLIP - ETOSHA

Dopo tutti i chilometri percorsi siamo un po’ stanchini e l’atmosfera rilassata del Vingerklip ci convince a rinunciare sia al giro in macchina a zonzo nel Damaraland che ad uno dei trail a piedi proposti dal lodge: spendiamo ben due ore prendendo il sole a bordo piscina, con uccellini cinguettanti attorno e panorama d’africa davanti. Sono quasi le 11 quando lasciamo, a malincuore, il lodge. Il dispiacere svanisce però in fretta perché stiamo andando verso l’Etosha National Park, la tappa principale di tutto il viaggio e anche la più attesa. Servono quasi tre ore (soste comprese) di buona strada asfaltata per arrivare all’Anderson Gate, il principale accesso al parco che conduce all’Okaukuejo Rest Camp. Al gate in realtà non si paga, ma ci si ferma alla sbarra e si compila coi propri dati un modulo, che poi è il biglietto vero e proprio. Attenzione a non perdere o rovinare questo foglio di carta, perché all’uscita vi verrà richiesto per confermare che state abbandonando il parco. Dal gate a Okaukeujo ci sono circa 15 km, durante i quali si comincia a prendere contatto con la realtà del parco: zebre e springbooks non sono rari e si incontrano facilmente a bordo strada. Ovvio che venendo dal nulla e non sapendo cosa vi aspetta, impazzirete come noi vedendo questi animali così da vicino e così disposti a stare in posa per le foto. Dicevamo del biglietto: col modulo in mano ci si deve fermare all’ufficio turistico di Okaukuejo (a destra del cancello d’ingresso) dove si può pagare (80N$ a persona al giorno e 10 N$ per auto al giorno) e confermare la propria prenotazione o eventualmente farne una. Consideriamo quasi impossibile riuscire a trovare un posto in questa stagione, al massimo si può sperare di trovare un posto nella zona del camping, ma sconsiglamo vivamente di presentarsi all’ingresso senza prenotazione. Non esiste la possibilità di prenotare direttamente un posto nei rest camp all’interno dell’Etosha (Okaukuejo, Halali e Namutoni): ci si deve per forza rivolgere ad un’agenzia autorizzata o all’NWR (Namibia Wildlife Resorts, +264612857200 - reservations@nwr.com.na - www.nwr.com.na).

Oltre alla ricevuta ci consegnano un elenco di regole da rispettare, tra cui importantissima quella che vieta di scendere dal veicolo all’interno del parco, se non nelle apposite aree di sosta. Percorriamo quindi la strada che collega i tre camps, distanti circa circa 70 km l’uno dall’altro, con Halali in mezzo. Siamo dentro da pochissimo tempo, ma quando arriviamo ad Halali abbiamo già visto springbooks, giraffe, leoni, gnu, zebre, elefanti, orici, struzzi…non ci sembra vero e già siamo felicissimi del poco (si fa per dire) che il parco ci ha regalato. Andiamo alla reception per farci assegnare la camera e subito capiamo che la gestione è diversa rispetto a tutte le altre strutture che abbiamo visitato. L’accoglienza è un po’ freddina (e questo stupisce se paragonato agli altri che sono tedeschi), non ci danno la mappa dicendo che dobbiamo comprarla al giftshop e ci trattengono pure 500N$ di cauzione per un non ben precisato motivo. Le camere comunque sono ampie e pulite con frigorifero e posto auto davanti alla porta. Un’altra spiacevole ed inaspettata sorpresa ci aspetta al ristorante: il servizio non è all’altezza del nome del parco e, peggio, esiste un pessimo rapporto qualità/prezzo. Paghiamo una cifra enorme rispetto ai giorni precedenti per un buffet a dir poco scadente sia per varietà che per qualità delle scelte. Quando siamo in vacanza per noi il cibo ed il momento dei pasti sono momenti del tutto secondari, ma non amiamo nemmeno ricevere trattamenti non adeguati alla spesa ed al luogo in cui ci troviamo. Davvero deludente quest’unica gestione “namibiana”. Speriamo sia un problema del solo Halali. Domani comunque per sicurezza visiteremo il minimarket. Dopo cena (mangiato pochino in realtà), prima di tornare alla camera, facciamo un salto alla pozza artificiale (ogni campo ne ha una) e ancora una volta siamo fortunatissimi perché dopo due minuti arriva una coppia di rinoceronti (mamma e piccolo) che ci regala dieci minuti particolari.

Le pozze artificiali sono fuori dal recinto dei campi e sono costantemente illuminate per consentire ai visitatori, assiepati su apposite tribunette, di ammirare gli animali che di giorno e di notte vengono ad abbeverarsi. Ad essere sinceri pensavamo a qualcosa di meno “artificiale”, ma in effetti forse non si potrebbe fare diversamente; resta che non siamo certo rimasti affascinati da questo genere di osservazione della wildlife che dalla tribuna, con tutta quella gente, sembra molto meno wild. Prima di rientrare alla camera ci fermiamo a prenotare il “night game drive” (450N$ a persona), una escursione notturna in fuoristrada di tre ore (dalle 19 alle 22) con una guida del parco cui, prima di partire, tenevamo moltissimo. E’ possibile anche prenotare escursioni guidate diurne (all’alba e al pomeriggio, costo 350N$ a testa), ma riteniamo che di giorno sia molto meglio muoversi autonomamente. Un saluto alla giraffa, sempre buona buona nel suo cartone in macchina, e via a nanna: domattina all’alba affronteremo il nostro primo safari.

PASTI: pranzo al sacco; cena ad  Halali, 350N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Halali Rest Camp, Etosha – tel. +26467229400   reservations@nwr.com.na - www.nwr.com.na, camera 1300N$ con colazione.

 

giorno X,                gio. 21/08                ETOSHA

L’Etosha è vastissimo (la sola strada principale è lunga 150 km) e bisogna accettare alcuni dati di fatto per visitarlo al meglio: è tecnicamente impossibile vedere tutte le zone in un giorno solo; l’avvistamento degli animali è questione di fortuna, ma esiste una ragionevole certezza di vederne molti; spostarsi da una pozza all’altra senza saltarne nessuna aumenta questa certezza. Volendo, sul bancone della reception c’è un diario sulle cui pagine ogni giorno vengono segnati gli avvistamenti, ma ci è sembrato poca cosa e frutto della pazienza di pochissimi rispetto alla quantità di informazioni che ci si potrebbe scrivere. E poi onestamente, essendo libero di spostarsi, non è affatto sicuro che un animale che oggi era in un certo posto ad una certa ora sia lì anche domani. Recepito tutto questo, decidiamo di dedicare la giornata alla zona est, quella che va da Halali a Namutoni.

Percorriamo la strada interna che parte dal campo e corre parallela alla principale, seguendo un tratto della Rhino drive (mai nome fu più fuorviante…) fino alla pozza di Goas. Poco prima di arrivare vediamo il nostro primo “grosso” animale: è un leone adulto che ci attraversa placidamente la strada… niente male come battesimo. Goas va ricordata e visitata perchè è tra le più ricche di animali “importanti” e quasi stanziali. In particolare qui hanno preso residenza diversi leoni (ne abbiamo visti almeno cinque) e a quasi ogni ora del giorno e della notte si possono trovare nei pressi dello specchio d’acqua. Comprensibilmente quando i leoni sono ben visibili non c’è nessun altro animale, ma quando stanno nel folto degli alberi si vedono zebre struzzi e tutti i tipi di antilope che si avvicinano per bere; la pozza è anche un buon punto di sosta per gli elefanti: ne abbiamo visto un branco intero con almeno quaranta individui, due volte. L’arrivo degli elefanti è sempre emozionante, ma stavolta ci sembra di essere in un documentario: compaiono i primi tre grossi maschi ad aprire la strada al branco, poi arrivano le femmine con i piccoli, alcuni veramente piccolissimi. Nel frattempo assistiamo ad un mini scontro con i leoni che ruggiscono di rabbia, ma di fronte ai barriti e alle cariche dei giganti devono cambiare aria. Ogni giorno sempre la stessa scena: vince il più grosso o il più forte, che spesso è la stessa cosa. Inutile descrivere l’emozione che si prova nel vedere simili creature dal vivo mentre bevono, stanno al sole, si azzuffano o si rincorrono…non pensavamo di poter provare sensazioni così intense. E’ sempre importante cercare di non disturbare gli animali, o almeno di disturbarli il meno possibile, quindi spegnere il motore quanto prima, evitare di parlare ad alta voce (chissà perché però gli italiani si sentono sempre) e ovviamente evitare di uscire dal veicolo. Proseguendo verso est vediamo molte giraffe e ne restiamo affascinati. Procedono sempre in gruppi e sono magnifiche nel loro incedere elegante. Inutile dire che ci fermiamo più e più volte ad ammirarle, fotografarle e filmarle. Segnaliamo per numero di animali e bellezza dell’intorno la pozza di Okerfontein e quella di Springbokfontein, entrambe a ridosso del pan. Nei pressi di Okerfontein ci capita l’evento più emozionante in assoluto: l’incontro ravvicinatissimo con gli elefanti. Stiamo procedendo piano piano guardandoci attorno quando vediamo, lontani nel pan, quattro elefanti. Ci fermiamo come al solito per guardarli e poi ripartire (sono troppo lontani per fotografarli) quando noto una specie di sentiero con tutti gli alberi schiacciati e tanti “mucchietti” per terra così dico “guarda, secondo me sono passati da qui…ora mi metto qui vicino così li vediamo meglio”. Dopo due minuti i pachidermi si girano e cominciano a venire verso di noi in fila indiana per tornare nella boscaglia…e sembrano seguire esattamente il sentiero che hanno creato all’andata…Per farla breve, noi restiamo immobili senza nemmeno respirare mentre il primo enorme maschio ci passa davanti alla macchina a non più di tre metri. Ci guarda, si ferma, e poi riprende placido il suo cammino. Anche il secondo sembra fare la stessa cosa, solo che mentre lui si ferma per guardarci, il terzo decide che deve passare al suo fianco, esattamente dove siamo noi. Si ferma a pochi metri, ci guarda, con la proboscide comincia a buttarsi la sabbia addosso, agita la testa (e le enormi orecchie) e con la zampona gratta il terreno… Non è difficile immaginare cosa abbiamo pensato, lì da soli con due elefanti giganti praticamente in macchina. Non voglio ostacolarlo, ma nemmeno voglio agitarlo col rumore del motore…che fare…metto la retro, in un secondo accendo spingo il gas e spengo…giusto per dare all’auto una spintarella indietro. Lui si ferma, ci guarda ancora, ma vede che il suo passaggio è libero e si incammina dietro agli altri…Gli facciamo due foto e poi crolliamo sui sedili esausti come se avessimo corso la maratona. In quei dieci minuti solo noi e loro, nessuna macchina, nessun’altra persona: noi due e loro quattro. Non lo dimenticheremo mai. Anche la giraffa nel suo sarcofago di cartone deve aver sudato parecchio.

Raggiungiamo Namutoni senza altri incontri particolari, pranziamo al chiosco con le manguste sotto il tavolo e torniamo verso Halali, stavolta dalla strada principale. Gli avvistamenti sono sempre numerosi, a bordo strada, alle pozze (da segnare quella di Nuamses). Rientrati ad Halali torniamo ad avere cattive sensazioni: il chiosco non ha panini e non serve toast, ma si è trasformato in una parte del ristorante e di fatto siamo costretti a tornare a sederci al tavolo, proprio come ieri sera. Cerchiamo invano una soluzione al market, ma visto che è tardi e dobbiamo partire per il night game drive, ci facciamo nuovamente derubare al ristorante per una ancora miserrima cena.

Poco prima delle 19 siamo già davanti al fuoristrada dell’NWR, pronti per l’escursione notturna che, nella nostra fantasia, dovrebbe riservarci incredibili sorprese. E’ subito chiaro che queste sorprese nella fantasia sono rimaste, perché il percorso che seguiamo non è diverso da quello che si può fare da soli di giorno, con l’aggravante che si procede lentissimi, visto che l’auto è scoperta e fa un po’ freschino. Siamo con altri due italiani e quattro spagnoli, più la guida namibiana che continua a procedere puntando il faro rosso nel nulla della boscaglia. Vediamo uno springbook (uno!) e ad un certo punto dico “ora ci porta a Goas e ci fa vedere i leoni…”; detto e fatto: andiamo a Goas, fingiamo di fermarci sul lato sfortunato della pozza dove non c’è niente e poi “proviamo” ad andare dall’altra parte dove, guarda caso, troviamo tre dei leoni che avevamo lasciato lì poche ore prima. Le povere bestie sono stese a dormire e sembrano non fare troppo caso a noi, ugualmente pensiamo che i fari puntati addosso in piena notte non facciano piacere a nessuno. La guida dice che sono abituati, ma questa cosa non ci piace per niente. Vediamo un grosso rinoceronte fuggire tra gli alberi, e questa è in effetti l’unica emozione vera della serata. Tentiamo anche a Nuamses, ma siamo meno “fortunati”, così il tempo passa e torniamo indietro. Pochi a bordo si rendono conto che l’escursione sta per finire perché, complice il freddo e le poche emozioni, i più dormono avvolti come mummie nei pochos messi a disposizione sui sedili. Serve dire che di notte invece dei game drive è meglio rimanere a letto?    

PASTI: pranzo al chiosco di Namutoni, 72N$ in due; cena ad  Halali, 350N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Halali Rest Camp, Etosha – tel. +26467229400  reservations@nwr.com.na - www.nwr.com.na, camera 1300N$ con colazione.

 

giorno XI,                ven. 22/08                ETOSHA

L’abbuffata di animali di ieri non ci ha saziato, ma ci ha tolto quel senso di fame che fa svegliare prima dell’alba. Così oggi usciamo col sole già alto (sono le 7 e mezza…mica mezzogiorno) con l’intenzione di percorrere la strada che porta ad Okaukuejo. A conti fatti la scelta di Halali come base di appoggio è stata vincente perché la sua posizione centrale consente di dedicare il giusto tempo alle due parti del parco senza dover correre eccessivamente. Il limite di velocità all’interno del parco è 60 km/h e non va sottovalutato il tempo che si può impiegare per coprire la distanza che separa i tre campi e le pozze; a questo va aggiunto il tempo (tantissimo) che si dedicherà agli animali. Almeno una notte ad Halali secondo noi è indispensabile, anche perché le due pozze che ci hanno dato più soddisfazioni sono state proprio Goas e Nuamses, a pochi minuti dal campo. La parte tra Halali e Okaukuejo è invece molto povera e gli avvistamenti, che dall’altra parte sono frequentissimi anche sulla strada principale, sono molto rari. Forse il motivo è da ricercare nel numero ridotto di pozze importanti e nella grande distanza che le separa. Un visitatore sfortunato ha la teorica possibilità, visitando solo questa parte di parco, di non vedere affatto alcuni tra gli animali più belli come leoni e giraffe. Sono da visitare assolutamente le pozze di Olifantsbad e Gemsbokvlakte, le uniche degne di questo nome e per questo sempre affollatissime: tutti i tipi di antilope, struzzi ed elefanti sono clienti fissi. Mancano le giraffe, praticamente onnipresenti andando verso Namutoni. Capiamo perché ieri sera al game drive i due italiani si dicevano delusi dalla povertà di avvistamenti del parco: avevano passato tutto il giorno tra Okaukuejo ed Halali. Alla fine comunque riusciamo a fare diversi avvistamenti, tra cui alcuni particolari come una iena maculata (stesa a terra incapace di muoversi dopo un lauto pasto), tre grossi ghepardi (a me sembravano leopardi…) intendi a divorare una preda, decine di avvoltoi impegnati a spolpare i resti di una povera zebra. Dopo il pranzo al chiosco del campo (ci facciamo preparare anche dei toast da portare via…stasera non ci fregano) imbocchiamo la strada che porta a nord, verso la sperduta pozza di Okondeka, che si rivelerà molto interessante, forse proprio per il suo estremo isolamento ai margini del parco. Lungo la strada incontriamo con piacere le giraffe ed assistiamo anche ad una scena di caccia: uno sciacallo che cattura un piccolo springbook all’interno del branco, mentre gli altri fuggono impazziti davanti alla nostra macchina perderdo l’abituale prudenza, tanto che per poco non li investiamo. Sembra ancora una volta di essere in un documentario.

PASTI: pranzo al chioco di Okaukuejo, 60N$ in due; cena al sacco, 50N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Halali Rest Camp, Etosha – tel. +26467229400  reservations@nwr.com.na - www.nwr.com.na, camera 1300N$ con colazione.

 

giorno XII,                sab. 23/08                ETOSHA - WINDHOEK

Ora siamo veramente sazi, così facciamo colazione con calma, prepariamo i bagagli (la giraffa richiede sempre un trattamento speciale) e poco prima delle 9 salutiamo Halali. Prima di lasciare definitivamente l’Etosha però andiamo a salutare i “nostri” leoni a Goas: non restiamo delusi, anzi, sono cinque divisi in due gruppi, tutti ben visibili e super fotogenici. Prima del gate riusciremo a rivedere praticamente tutti gli animali. Usciamo ad Okaukuejo (ricordate il biglietto da timbrare) e via verso sud sulla C38, destinazione Windhoek. La strada è asfaltata, si vola a 120 all’ora e mi rilasso completamente perché non ci saranno più strade sterrate e posso finalmente dire di aver attraversato la Namibia senza forare; il panorama non è certo mozzafiato, forse perché molto simile al già visto nei giorni precedenti, ed il pensiero un po’ amaro va alla fine del viaggio. Nel programma originale era prevista una sosta ad Okahandja, al mercato artigianale, ma siamo più che contenti di ciò che ci accompagna sul sedile dietro, così decidiamo di resistere alla tentazione. Dobbiamo ammettere però che il mercatino è grande e pieno di venditori organizzati in vere e proprie baracche-negozio. Sarà anche una cosa turistica, ma se non si è già comprato tutto il comprabile ci si può fermare perché qualcosa di buono si trova di sicuro. In fondo un po’ turisti lo siamo.

Torniamo al Terra Africa e ritroviamo la stessa straordinaria accoglienza del primo giorno, ci sembra di essere amici di famiglia cui vengono chiesti i particolari di una vacanza…Come promesso undici giorni fa ci fermiamo a cenare qui e, ancora una volta, restiamo piacevolmente sorpresi dalla qualità del servizio e dei cibi: una vera ultima cena namibiana. Non potevamo desiderare di più.

PASTI: pranzo al sacco, 30N$ in due; cena al Terra Africa, 200N$ in due.

PERNOTTAMENTO: Guesthouse Terra Africa, Kenneth McArthur Street 6, Windhoek - tel: +264 (0)61 252 100
Fax: +264 (0)61 252 020 - info@terra-africa.com.na -
www.terra-africa.com.na, camera 720N$ con colazione.

 

giorno XIII e XIV,       dom. 24/08 e lun. 25/08                WINDHOEK - CESENA

Il volo per Johannesburg parte alle 12:50, così facciamo tutto con calma. Andiamo a riconsegnare l’auto alla Advanced 4x4 (che macchina ragazzi!) e Wayne rimane senza parole di fronte ai miei ringraziamenti ed alla mia mano tesa…dice che in genere la gente gli porge delle ricevute di pagamento e si lamenta per aver forato due-tre volte andando “solo” a 110 su sterrato. Ci accompagnano all’aeroporto con la nostra stessa auto (salgono anche due francesi che in effetti hanno cambiato due gomme e non sono proprio contenti) e lì ci lasciano tutti e tre: io, Sabrina e la giraffa. Ora la principale preoccupazione va alla salvaguardia del pacco, ma possiamo fare ben poco di fronte al nastro trasportatore che se la porta via. Speriamo bene. Il volo di rientro procede bene, senza ritardi o problemi, e dopo oltre 24 ore siamo a casa, un po’ stanchi ma con il cuore e gli occhi pieni di immagini, sensazioni ed emozioni bellissime e indimenticabili.

 

Che dire, il viaggio è ricchissimo e pieno di spunti interessanti; alcune cose come il sud, il deserto e naturalmente l’Etosha valgono il biglietto e in generale è tutto l’insieme che rende questa avventura un’esperienza straordinaria. Le lunghe strade sterrate, gli orizzonti sconfinati, gli animali a pochi passi di distanza, la gentilezza e la cortesia della gente…vale senza dubbio la pena visitare la Namibia, magari con un paio di giorni in più. Come già detto, non si pensi di affrontare una scampagnata perché tale non è: la guida non è sempre serena e gli imprevisti possono rovinare un’intera giornata e non sono poi così rari. Il costo della vacanza non è certo basso, soprattutto se paragonato ai prezzi di altre mete sudamericane o africane o agli stessi Stati Uniti; però questa è un’Africa bella, vera, sicura e in fondo abbastanza facile da gestire ed organizzare. Quindi andate in Namibia, andateci nell’inverno australe, e godetevi quest’angolo di mondo, questo grande paese colorato e disteso tra l’atlantico e il deserto, dove vi aspettano i canyon giganti e le dune arancioni, le case bavaresi, i leoni e gli elefanti. Buon viaggio a tutti. 

Per qualunque informazione non esitate a contattarci (alessandro_ugolini@libero.it).

Alessandro e Sabrina

A proposito: la giraffa è intera e felice nella sua nuova casa.

 

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